Astrologia genetliaca e dottrina degli umori, Temperamento e salute del corpo, animo e salute dell'animo
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Filosofia, scienza, arte e astrologia nell’opera di Leonardo
Fin dai tempi più antichi dello sviluppo del pensiero e della civiltà umana, l’osservazione del cielo e la riflessione sul rapporto che può esistere tra la terra ed il cielo, e le considerazioni che si sono approfondite nel corso dei secoli, del come, del modo, del perché si realizza un influsso dei corpi celesti verso gli accadimenti della Terra, ha influenzato profondamente il pensiero filosofico, le religioni e i suoi dogmi, il percorso della scienza, le vicende storiche degli esseri umani. Nella letteratura, non solo astrologica, le disquisizioni e le riflessioni su questo stretto rapporto tra cielo e terra costituiscono un riferimento costante ed imprescindibile, almeno fino al XVII secolo, che consente di descrivere la realtà naturale in tutti i suoi aspetti e fornisce un’idea complessiva delle ragioni e delle caratteristiche del “mondo naturale” e di ogni sua parte: degli organismi minerali, vegetali ed animali, dei fenomeni climatici, geologici, biologici e di ogni altra cosa.
In adesione all’ipotesi, ritenuta al tempo stesso suggestiva ed attendibile, espressa da Franco Berdini [1] nel testo “Magia e Astrologia nel Cenacolo di Leonardo”, andremo a descrivere i precisi riferimenti ad una conoscenza astrologica (delle dignità, le Costellazioni, i Segni, i Pianeti) con cui Leonardo costruisce “l’Ultima cena” .
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L’astrologia nella pittura di Leonardo
“In Leonardo il filosofo, influenzato dalle dottrine neoplatoniche di Marsilio Ficino [2], si coniuga naturalmente con lo scienziato, il quale afferma che occorre prima studiare la scienza e seguitare poi la pratica nata dalla scienza stessa e infine si allea con l’artista, secondo il quale “ogni nostra cognizione principia dai sentimenti” (…) La lettura dei testi di Tolomeo [3], congiunta a quella del teologo-astrologo Alberto Magno [4] e degli astrologi arabi, inizia Leonardo ad una conoscenza di prima mano del sapere astrologico, che gli permetterà di stabilire, in base allo stretto rapporto tra i fenomeni della vita sulla Terra e i movimenti dei corpi celesti, l’esistenza di una misteriosa analogia tra il mondo visibile e il mondo invisibile, il microcosmo e il macrocosmo, il manifesto e l’arcano. L’elenco dei libridella biblioteca di Leonardo redatto dall’artista stesso, documentato non solo dal Codice Atlantico (f. 210 r/a), ma anche dai Codici di Madrid … (II ff. 2v 3v) permette di ricostruire, insieme ai suoi scritti teorici sulla pittura, le fonti del suo pensiero e le tappe della sua formazione culturale, in cui l’astrologia occupa un posto tutt’altro che secondario. La natura composita di questi testi, che comprendono trattati di anatomia e di pittura, di filosofia e di meccanica, di teologia e di scienze naturali, di astronomia e di occultismo, rivela non solo l’eclettismo della cultura di Leonardo, ma mette in risalto il notevole influsso che esercitarono nel suo sviluppo di pensatore e di artista le opere di carattere più propriamente astrologico, alchimistico, cabalistico e magico [5].” (saggio critico di Francesco Mei in “Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo”, Editalia S.p.A., Roma 1982).
Tra le opere che facevano parte della biblioteca di Leonardo, di carattere scientifico e riferite alle scienze occulte, possiamo citare: la Summa de Arithmetica Geometria Proportioni ed Proportionalità di Luca Pacioli [6]; l’Enciclopedia in 49 volumi di Giorgio Valla [7]; la Sphaera Mundi di Leonardo Dati; la Sphaera Mundi di Giovanni Sacrobosco [8]; il Calendario e delle effemeridi astrologiche di Regiomontano (Johannes Müller) [9]; L’Acerba (poema che presenta una scelta antologica di massime astrologiche, alchimistiche e naturalistiche, basate sui detti della Scuola Salernitana e sulle lezioni degli astrologi di Parigi) ed il Fiore di virtù (trattatello astrologico sugli influssi dei pianeti nella vita umana) di Cecco d’Ascoli [10] (1269-1327); il De Chiromanzia e De Chiro romanzia a Milano, trattati anonimi sulla chiromanzia; I Sogni di Daniello, sull’interpretazione dei sogni; il Quadrante di Israele di Jacon ben Machis Tibbon; i Segreti di Alberto Magno, scritti alchimistici e magici del grande filosofo e teologo domenicano. Accanto ad opere fondamentali di filosofia, come Problema, Preposizioni e Meteura di Aristotele [11], Theologia platonica di Marsilio Ficino, Filosofia di Alberto Magno, Della Immortalità dell’anima e De Civitate Dei di Sant’Agostino [12], troviamo opere fondamentali di astrologia, quali la Cosmografia ed il Tetrabiblos di Tolomeo [13], il Flos Astrologiae dell’astrologo arabo Albumasar [14], e le opere del suo seguace Alcabizio [15]. Sulla fisiognomica, oltre lo studio di Aristotele, l’argomento viene trattato da filosofi scolastici, come Alberto Magno e Pietro d’Abano [16] e, soprattutto, dagli scienziati arabi (per i quali l’influsso prevalente di un pianeta determinava il tipo astrologico). Significativo, agli effetti di un’applicazione pratica nella pittura di Leonardo,appare il testo specialistico Liber Phisionomiae di Michele Scoto [17] in cui i tratti fisiognomici e le caratteristiche psicologiche dei vari tipi umani vengono fatti derivare dall’impronta dei pianeti e dei segni zodiacali.
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Dell’epoca di Leonardo: il Rinascimento
“Nei secoli XV e XVI le arti visive acquistano maggiore autonomia dalla Chiesa, perché le famiglie nobili e la borghesia ricca commissionano palazzi, statue, dipinti per magnificare la loro grandezza … Cambiano perciò i contenuti delle opere che non sono più solo di carattere religioso; gli scultori, i pittori, gli architetti non vengono più considerati artigiani ma veri e propri artisti, con una loro precisa individualità creativa. Nello stesso periodo le grandi scoperte geografiche e un nuovo impulso delle tecniche, dei commerci e dell’economia, ridanno all’uomo fiducia nella scienza, nella ragione, nell’esperienza. La rappresentazione dello spazio trova con la scoperta della prospettiva una nuova, potentissima espressività … Si riaccende l’interesse per la figura umana, si ricercano nella tradizione classica del passato antico i modelli di armonia e di bellezza (…) Questo ampio movimento (culturale, politico, artistico), che fu chiamato Rinascimento per sottolinearne la forza di rottura rispetto all’epoca medievale, ebbe proprio in Italia il suo centro” (“Leggere L’ARTE – Epoche e stili, pag. 306 – di M. C. Prette e A. De Giorgis, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze 1999).
Leonardo da Vinci (Vinci 1452 – Cloux 1519) nel suo modo di dipingere, per vari aspetti, anticipa la pittura del XVI secolo
fondandone i caratteri principali. “Fu artista e scienziato, teso sia alla conoscenza della realtà che alla trasformazione fantastica delle osservazioni scientifiche. Studioso appassionato della natura, Leonardo osservò il comportamento della luce nell’ambiente e i suoi effetti sulla figura e sul paesaggio. Fu il primo artista a fondere insieme figura umana e paesaggio” (“Leggere L’ARTE – Epoche e stili, pag. 318 – di M. C. Prette e A. De Giorgis, Giunti Gr. Edit.le, Firenze 1999). L’ideale della bellezza era, per Leonardo, non la luce viva che scolpisce le forme, ma la sfumatura dell’ombra che le accarezza e le vela.
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Leonardo e la natura: la luce, il paesaggio, le figure
I pittori della sua epoca, in buona misura, tendono a rappresentare la realtà uniformandola alle regole geometriche
della prospettiva lineare. Per questo, molti artisti preferiscono porre le figure umane in ambienti architettonici. Leonardo, diversamente, coglie ed esprime un ulteriore indice di profondità che attribuisce all’effetto atmosferico. In questo suo modo di rappresentare la natura, dà vita ad un elemento impalpabile, fatto di aria, luce, colore, umidità che viene colto nello spazio aperto e naturale in cui Leonardo colloca le figure o, in parte delle sue opere, attraverso quanto può essere colto davanti a finestre aperte [18]. Attraverso l’ombra e la luce, e un chiaroscuro graduato dal primo agli ultimi piani dell’immagine, realizza una prospettiva aerea e un’illusione di profondità ambientale [19].
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Una sintesi straordinaria: L’Ultima cena
Ludovico il Moro, nell’ambito di un vasto programma di lavori, tra il 1494 ed il 1495, incarica Leonardo di affrescare il refettorio di Santa Maria delle Grazie. L’artista dipinge l’Ultima cena incentrando il soggetto sul momento più drammatico della narrazione evangelica, quando Cristo afferma che sarà tradito da uno dei suoi discepoli.
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Leonardo crea una distinzione tra l’ambiente e le figure. Parte da una prospettiva centrale costituita da un paesaggio posto sul fondo, che può essere visto da tre finestre. Più in primo piano, si crea uno spazio regolare ed equilibrato che consente all’artista di rappresentare gli atteggiamenti psicologici dei personaggi. “Le espressioni dei volti, i movimenti, rivelano un’inquietudine che percorre come un’onda i due gruppi di apostoli” [20].
“Siamo di fronte ad una catena di azioni e reazioni, diverse e distanti, che Leonardo descrive in modo unitario (…) La gamma delle reazioni (a cominciare da quelle gestuali) cui gli Apostoli si abbandonano dopo il drammatico annuncio del tradimento di uno di loro, è articolata e complessa. Va dal furore di Pietro allo scoramento di Giovanni, dall’incredulità di Simeone fino all’inesprimibile dolore di Filippo. Lo studio psicologico irrompe nella pittura con una forza espressiva insuperata. Siamo di fronte ad un’enorme ondata emozionale, vera, palpabile, frutto della somma delle reazioni individuali (…) Tutte le fonti concordano nel testimoniare l’intensità del suo lavoro proprio su questo aspetto, e i numerosi disegni pervenutici lo confermano. Secondo Leonardo nel rappresentare una figura occorre, da un lato, tenere conto della sua natura, del suo carattere, dall’altro riuscire ad esprimere con la sua postura e i movimenti, lo stato d’animo che in quel momento essa vive. Nell’Ultima Cena abbiamo più persone (ciascuna caratterizzata da una propria natura) che reagiscono ad uno stesso evento: l’annuncio del tradimento. Nel farlo, sono in gioco emozioni simili (incredulità, meraviglia, paura) ma ciascuno le esprime con sfumature differenti in ragione del proprio temperamento. In questo contesto si capisce come una parte della ricerca di Leonardo si indirizzi allo studio dei tipi psicosomatici da assegnare ai singoli Apostoli. Egli parte dai Vangeli, ma ad essi aggiunge spunti che gli vengono da libri come la diffusa Vita de’ santi del monaco Niccolò Malermi [21], ricche di descrizioni circa il carattere degli Apostoli. Da questa tradizione agiografica, Leonardo passa ad un intenso lavoro di verifica basato sui suoi studi di anatomia e fisiognomica e sull’osservazione del reale. Egli, ad esempio, sa che un individuo umbratile e negativo come Giuda ha un certo aspetto. Cerca allora nelle strade tipi che somiglino al ‘prototipo’, un’impresa, talvolta, quasi disperata. Alla fine del Cinquecento l’Armenini, racconta che penò mesi prima di dipingere il traditore, non riuscendo a trovare “testa di naturale che rassomigliasse” all’idea di base (…) Stabilito il tipo di ciascun Apostolo, Leonardo passa alla loro reazione e attribuisce a ciascuno gesti ed espressioni differenti, e differenti perché diversa è la loro indole.“(Editing S.r.l. G. Charlie, “Leonardo Uomo del Rinascimento Genio del futuro”, Istituto Geografico De Agostini S.p.A., Novara, 2002).
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Il Cenacolo … arte e scienza, arte e filosofia, arte e astrologia
“Nel dipinto di Leonardo si concentra, oltre al messaggio esplicito del tema legato alla catechesi religiosa tradizionale, un altro messaggio implicito, più “occulto” ed arcano, che deriva dalle meditazioni scientifiche e dalle concezioni astrologiche elaborate personalmente dall’artista, sia pure in base ad una precisa cultura, quale è quella del neoplatonismo fiorentino [22], coniugato alla cosmologia tolemaica e alla numerologia araba. Per Leonardo, compito della pittura non è infatti tanto l’imitazione della natura, intesa come manifestazione fenomenica ed esterna di linee e di colori, quanto il tentativo di cogliere, attraverso la magia dell’immagine, la struttura interna più nascosta delle cose, ai confini con l’invisibile, in cui si rileva la loro essenza cosmica e astrale. Onde quel non so che di misterioso e di arcano, che elude, intriga ed affascina lo spettatore di fronte a tutti i quadri di Leonardo… In nessun altro dipinto di Leonardo, tuttavia, ci sembra che questa deliberata intenzione di rendere visibile l’invisibile, facendo trapelare dalla superficie esteriore di un paesaggio o di un volto, la realtà interiore che lo sottende, sia realizzata con tanta, lucida, presa di coscienza, tanto implacabile rigore, tanta coerenza di trasposizione materica nella plastica evidenza del segno e del colore, come nel Cenacolo. Qui Leonardo si stacca più decisamente che mai dalla convenzione iconografica dell’argomento, trasformando l’episodio evangelico quasi in un pretesto per la proiezione pittorica di una concezione astrologica del mondo, in cui confluiscono insieme alla idea dello Zodiaco illustrata da Tolomeo nel Quadripartito (Tetrabiblos), anche le dottrine esoteriche di Pitagora e di Ermete Trismegisto e l’apporto cosmologico dei filosofi arabi. Il microcosmo del Messia e dei dodici apostoli non è infatti, per Leonardo, nella rappresentazione del quadro, che l’esatta trasposizione del “macrocosmo” astrale, con i suoi quattro elementi di fuoco, terra, aria e acqua, i suoi dodici segni zodiacali, e i suoi sette pianeti (quanti erano alla sua epoca quelli conosciuti).
Leonardo riproduce la cosmografia del “piccolo mondo” dell’affresco in dodici figure, quanti sono gli apostoli in analogia a Tolomeo che, nella descrizione del cielo, lo aveva diviso in dodici province. Guardando i dodici apostoli, ad iniziare da Simeone, si nota una pietra come fermaglio della sua veste; tutti gli apostoli hanno un fermaglio così come nell’Antico Testamento ognuna delle dodici tribù era contrassegnata da una pietra preziosa.” [23]
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“Il Cenacolo di Leonardo è concepito in modo che le dodici parti (o Segni) in cui si divide lo Zodiaco corrispondono per analogia ai dodici Apostoli, ciascuno dei quali rispecchia le caratteristiche fondamentali del segno a cui appartiene”.
Questa fascia immaginaria sarà lo schema per l’affresco di Leonardo che con ragionata suddivisione, partendo dal punto gamma dell’eclittica, disporrà da destra a sinistra in collocazione trigonometrica i personaggi-Apostoli (…) “Nell’Antichità, il punto equinoziale designato dall’ideogramma dell’Ariete cadeva ancora nella costellazione omonima, che dà il nome alla prima delle dodici divisioni del cerchio eclittico, tracciato dal percorso apparente del Sole durante l’anno.”
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Apostoli e Segni zodiacali
I primi trenta gradi di questo percorso del Sole sono associati all’Ariete. Leonardo inizia la disposizione degli Apostoli con Simeone dell’Ariete, Taddeo del Toro, Matteo dei Gemelli (i segni primaverili), e prosegue quindi con Filippo del Cancro, Giacomo Maggiore del Leone, Tommaso della Vergine (i segni estivi), seguono quindi Giovanni della Bilancia, Giuda dello Scorpione, Pietro del Sagittario (i segni autunnali), e Andrea del Capricorno, Giacomo Minore dell’Acquario, Bartolomeo dei Pesci (i segni invernali). Nei grafici astrali, i segni si susseguono in senso antiorario. I quattro elementi [24], Fuoco, Terra, Aria e Acqua, si possono distinguere, nella composizione del Cenacolo nella rappresentazione degli Apostoli secondo la tipologia dei segni con cui sono identificati.
All’elemento fuoco Simeone (Ariete), Giacomo Maggiore (Leone) e Pietro (Sagittario).
All’elemento terra Taddeo (Toro), Tommaso (Vergine) e Andrea (Capricorno).
All’elemento aria Matteo (Gemelli), Giovanni (Bilancia) e Giacomo Minore (Acquario).
All’elemento acqua Filippo (Cancro), Giuda (Scorpione) e Bartolomeo (Pesci).
A partire da Simeone procedono i quattro elementi e, all’interno di ogni elemento, la successione, a gruppi di tre, dei segni Tropici (Cardinali), Solidi (Fissi) e Bicorporei (Mobili): Ariete (segno Tropico o Cardinale), Toro (segno Solido o Fisso), Gemelli (segno Bicorporeo o Mobile), per poi riprendere con il Cancro (segno Tropico), con il Leone (segno Solido) e la Vergine (segno Bicorporeo) e così via fino ai Pesci.
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La legge degli opposti
Ogni Segno dello Zodiaco ha un Segno che vi si oppone, con caratteristiche fisiche e psicologiche che sono agli antipodi del segno che stiamo considerando (il segno invernale si oppone al segno estivo – ad es. Capricorno e Cancro -; il segno autunnale si oppone al segno primaverile – ad es. Bilancia e Ariete -; il segno alla fine dell’inverno si oppone al segno che è alla fine dell’estate – ad es. Pesci e Vergine -).
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Le caratteristiche degli Apostoli nel Cenacolo rispecchiano rigorosamente entrambi questi aspetti di contrarietà e diversità. Tutto quanto procede in una direzione da un lato, procede in una direzione contraria dal lato opposto. Leonardo rispetta questo concetto riguardo le quattro divisioni degli apostoli. Nella prima triade di destra si intravede una leggera linea ascendente verso l’interno della composizione. All’opposto, nella triade di sinistra si muove una linea ascendente, ma verso l’esterno. Nella seconda triade da destra si forma un semicerchio orientato verso l’alto, che corrisponde in direzione contraria al lato opposto, ossia nella terza triade da destra che forma un semicerchio orientato verso il basso.
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Nella tradizione astrologica sono state codificate delle relazioni di affinità tra Pianeti e Segni che rappresentano“dignità” e condizioni di forza e debolezza. Costituiscono una condizione di forza il Domicilio e l’Esaltazione (a cui deve aggiungersi la Triplicità, il Confine ed il Decano).
Il Domicilio indica il luogo (il Segno) in cui il pianeta manifesta più liberamente la sua natura ed in cui esprime una qualità costante e duratura, una risorsa.
L’Esaltazione è il luogo in cui le caratteristiche del pianeta vengono magnificate o dilatate.
Viceversa, sono condizioni di debolezza l’Esilio (il Segno contrario al Segno del Domicilio) e la Caduta (il Segno contrario al Segno di Esaltazione). Inoltre, i segni maschili (in cui prevale il caldo o il freddo) sono diurni, i segni femminili (in cui prevale l’umido o il secco) sono notturni.
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Secondo l’astrologia, tutti i sette corpi celesti (compresi il Sole e la Luna) si spostano secondo ritmi diversi nella fascia dello Zodiaco ed essi concorrono tutti, in misura maggiore o minore, a condizionare il corso degli eventi umani secondo gli aspetti favorevoli o sfavorevoli che formano tra loro (in realtà rispetto al centro della terra). E poiché i sette corpi celesti (Sole, Luna ed i pianeti allora conosciuti, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) “viaggiano” lungo la fascia dello Zodiaco, ne consegue una affinità ed una similitudine tra Pianeti e Segni [25].
“Leonardo, oltre che in corrispondenza con i segni zodiacali ha rappresentato i dodici apostoli in analogia con i pianeti che li governano, tenendo conto delle caratteristiche planetarie, oltre che di quelle zodiacali, nel raffigurare il loro aspetto fisico e nell’interpretare la loro psicologia. L’antica astronomia, che secondo il sistema tolemaico poneva la Terra al centro dell’Universo, portava l’astrologia a considerare il cosmo come Uomo, il cui centro animico fosse la Terra. E le cui periferie materiali, e cioè il corpo, fossero le costellazioni dello Zodiaco.”
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(…) Se si colloca in “orbita” la pittura di Leonardo, ossia se si porta il dipinto ipoteticamente in una visione circolare, corrispondente alla fascia zodiacale immaginaria parallela all’equatore, vi si può leggere la sequenza simbolica dei cinque pianeti più i due luminari (…) Il Cenacolo di Leonardo riproduce così, oltre alla sequenza dei segni zodiacali, anche la struttura del sistema solare” (delle orbite dei pianeti intorno al Sole) (.…) “L’impulso ermetico in direzione del mondo cosmico fu un fattore dell’orientamento della mente umana verso la scienza. Per la comprensione creativa dietro i risultati artistici del Rinascimento, attraverso quelle armonie celesti di perfette proporzioni, il genio Leonardo, con la sua sottile magia artistica attraverso l’analogia Cenacolo-Pianeti e la loro disposizione orbitale nella prospettiva centrale, afferra la realtà più alta per mezzo di uno strumento immaginativo superiore, mediante il quale il divino microcosmo può riflettere il divino macrocosmo.” (“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo”, F. Berdini, Editalia, Roma 1982).
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Segni zodiacali e analogie
“La parola “Zodiaco”, significa “cerchio di animali” e gli antichi astrologi scelsero quelle stelle che potessero mediante delle linee essere unite a formare una rappresentazione di una figura precisa: di tali figure ne stabilirono dodici [26] … I nomi dei “disegni stellari”, servirono allo scopo di identificare le dodici sezioni del cielo a rappresentare gli stadi successivi nell’esperienza umana. Visto che ciascuna persona, quando nasce, ha il Sole in una di queste dodici parti dello Zodiaco, anche i segni dividono gli uomini in dodici classi.
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I dodici settori dello Zodiaco, che prendono il nome delle originarie dodici costellazioni, sono nell’ordine: Ariete (dal 21 Marzo al 20 Aprile), Toro (dal 21 Aprile al 21 Maggio), Gemelli (dal 22 Maggio al 21 Giugno), Cancro (dal 22 Giugno al 22 Luglio), Leone (dal 23 Luglio al 22 Agosto), Vergine (dal 23 Agosto al 22 Settembre), Bilancia (dal 23 Settembre al 22 Ottobre),Scorpione (dal 23 Ottobre al 22 Novembre), Sagittario (dal 23 Novembre al 21 Dicembre), Capricorno (dal 22 Dicembre al 20 Gennaio), Acquario (dal 21 Gennaio al 19 Febbraio), Pesci (dal 20 Febbraio al 20 Marzo) (…) “Nel cenacolo Leonardo divide gli apostoli in quattro gruppi, in analogia agli elementi di fuoco, terra, aria e acqua. I gruppi medesimi di tre personaggi sono disposti lungo la mensa due a due ai lati di Gesù, che essendo al centro del dipinto corrisponde al Sole, mentre ogni singolo apostolo rappresenta un tipo fondamentale del genere umano in rapporto analogico con uno dei dodici Segni dello Zodiaco.” (“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo” di Franco Berdini, Editalia, Roma 1982).
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Ariete
Il segno dell’Ariete (primi 30 gradi della fascia zodiacale) appartiene all’elemento di Fuoco, è Maschile, Tropico (Cardinale), equinoziale, primaverile, curvo, comandante, Domicilio di Marte ed Esaltazione del Sole. Marte … “conferisce ai nativi del segno untemperamento forte. Il carattere bellicoso si rivela nelle corna protese in avanti. I nati sotto questo segno hanno audacia e dinamismo coadiuvati spesso da forte individualità, impulsività e aggressività. L’Ariete non sopporta la solitudine, ama l’ambiente sociale e discute le sue idee con animosità; deve sentirsi vivo e inserito in un cerchio di amicizia; ciò è evidente in Simeone, che è strettamente collegato agli altri apostoli nell’ambito della prima triade di personaggi.” (“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo” di Franco Berdini, Editalia, Roma 1982). L’Ariete ed il suo vello in vari miti è connesso ai riti di rinnovamento e alla festa del nuovo anno in cui il sacrificio umano del re è sostituito dal sacrificio di un ariete ed in cui il colore purpureo si fa oro rappresentando il senso di un’investitura regale ed i segni a lui connessi dovevano mostrare i presagi di felicità, gloria, potenza del re.
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Agili, impulsive e bellicose “le persone dell’Ariete sembrano più alte di quanto non lo siano in realtà e mentre l’acuto profilo ed il collo muscoloso rafforzano l’impressione di superiorità e di energia, la freschezza della pelle, leggermente colorita, dà loro un aspetto più giovane della loro età. Tutte queste caratteristiche si possono riscontrare nel volto e nell’aspetto di Simeone, che appare appunto alto, slanciato e d’aspetto giovanile. ”Dal punto di vista corporeo (e quindi ci riferiamo alla immagine stellata, alla costellazione – che influenza la “forma dei corpi”–) l’Ariete è segno animale, terrestre, quadrupede, servile, domestico, bicolore, impudico, di scarso seme.
Secondo la rappresentazione tradizionale risalente ai tempi di Ipparco, l’Ariete “figura in stato di riposo con la testa verso l’occidente. L’esaltazione del Sole nel segno gli dà l’impetuosità nell’ azione legata allo slancio. L’analogia con il corpo umano riguarda la testa e la fronte.”
La fisionomia di Simeone mostra la corrispondenza analogica con l’Ariete nella testa e nella fronte molto pronunciate. “Sia nella rappresentazione tradizionale dell’Ariete sia nel profilo laterale di Simeone sono visibili un solo occhio ed un solo orecchio. Secondo questa concezione astrologica, alcuni tratti fisici richiamano dei tratti dell’animale omonimo: il taglio della barba a punta di Simeone, oltre al profilo del volto, ricorda il pizzo tipico dell’animale. Inoltre Simeone, detto Zelota, richiama il carattere marziano (aggressivo e bellicoso) poiché apparteneva ad una setta giudaica che combatté a lungo in Palestina per liberare il paese dai Romani.
Con il segno dell’Ariete si apre il cerchio zodiacale, è l’inizio della Primavera e il simbolo del principio di ogni cosa. Anche nel quadro di Leonardo, per analogia, Simeone dà inizio alla fila degli apostoli, che comincia a destra perché il pittore è mancino. Leonardo irradia di luce particolare la figura di Simeone, in analogia col segno dell’Ariete, che marca l’uscita dall’inverno e il sopravvento della forza del giorno su quella della notte, usando colori tenui, sfumati, limpidi, da sereno cielo primaverile.” (“Magia e astrologia…”, di F.Berdini, Editalia, Roma 1982).
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Toro
Il segno del Toro (va dal 30 grado al 60°) è un segno di Terra, Femminile, Solido (Fisso), primaverile, curvo, comandante. Domicilio di Venere ed Esaltazione della Luna. Quale segno primaverile, il suo calore mantiene una certa umidità, stempera il freddo e la secchezza dei segni terrestri ponendolo per questo all’inizio del ciclo generativo e associato ai germogli ed agli innesti. “I nativi del Toro hanno doti di resistenza, di costanza e di conservazione, oltre che di diplomazia e razionalità. La simbologia stagionale mette in rilievo queste qualità psicologiche legate alla natura, che è condizionata dalla necessità primaverile della riproduzione. Il suo ritmo si fa più pacato, perché l’aggressivitànon sarebbe utile in questa fase del ciclo vegetativo. L’aumento dell’ottimismo consente all’Io di proiettarsi nell’ambiente naturale, sfruttandolo per assicurare il futuro delle proprie creature. Sotto l’aspetto fisiognomico, il viso è alquanto tondo, il cranio tende ad una forma rettangolare, lo sguardo è penetrante, spesso fisso, più vigilante che aggressivo. Il labbro inferiore, leggermente sporgente, tradisce la decisione di chi non sarà mai disposto a credere; la stessa cosa è indicata dalle spalle larghe. Significativo è soprattutto il collo corto e grasso, la nuca muscolosa e quadrata. La figura del Toro è arcuata, con la testa girata verso l’oriente. Il Toro è il domicilio notturno di Venere e il punto di esaltazione della Luna, protettrice della gestazione.
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Nella raffigurazione iconografica del segno del Toro, le due gambe anteriori sono una più avanti dell’altra. La corrispondenza con il corpo umano riguarda naso, bocca, collo e soprattutto la gola. Il simbolo del Toro è stato importante in tutte le religioni, basti ricordare il Bue Api degli Egizi, il vitello d’oro della Sacra Scrittura e le “vacche sacre” oggetto di culto in molte regioni dell’India. Il Toro mitico è legato ad una divinità lunare, in cui le corna simbolizzano la mezza luna. In aspetto opposto al Toro c’è lo Scorpione.” Riferendoci alla immagine stellata, la costellazione del Toro, tradizionalmente, è definita terrestre, domestica, quadrupede, servile, molle.
“La corrispondenza analogica dell’apostolo Taddeo con il Toro si può notare sotto l’aspetto fisico nel naso, la bocca e la gola,dipinti da Leonardo in base alle caratteristiche del segno zodiacale. Nella bocca il labbro inferiore ricalca in particolare il disegno del Toro di Ipparco. Tutti e due gli occhi sono rappresentati come nel grafico zodiacale.La raffigurazione tradizionale del Toro, che lo mostra adagiato di fronte con le gambe anteriori una avanti all’altra, si riscontra sul quadro nella posizione frontale di Taddeo rispetto a Simeone. La posizione delle mani di Taddeo coincide con le zampe anteriori del Toro (… ) Il Toro ha un carattere resistente e una anatomia nel complesso robusta: nel quadro Taddeo appare forte e massiccio nella corporatura. L’archetipo zodiacale del Toro viene riprodotto da Leonardo in alcuni tratti caratteristici della fisionomia di Taddeo: il collo corto, le labbra accentuate, le narici grandi e i capelli al di sopra di una fronte ampia. I capelli stopposi e la barba bianca rafforzano le tinte chiare di questo personaggio in analogia con la primavera. L’aspetto fisico “taurino” ha corrispondenze cosmiche da parte di Venere, perciò conferisce qualità tenere al segno stesso. Il corpo è robusto, piuttosto pesante, e si muove con lentezza.”(“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo”, F.Berdini, Editalia, Roma).
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Analogia tra Ariete e Toro in Simeone e Taddeo
Possiamo, inoltre, notare una analogia con gli archetipi zodiacali di Ariete e Toro osservando gli atteggiamenti degli apostoli Simeone e Taddeo.
Taddeo, i cui occhi sono visibili, si gira verso Simeone. Simeone è colto di profilo. Come nel grafico di Ipparco, vi è una differenza di proporzioni tra la testa più piccola dell’Ariete e quella più grossa del Toro che nel Cenacolo rispecchiano il profilo scarno di Simeone e la testa a tutto tondo di Taddeo.
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Gemelli
Il segno dei Gemelli (va dal 60 grado al 90°) appartiene all’elemento Aria, è Maschile, Bicorporeo (Mobile), primaverile, curvo, comandante. Domicilio di Mercurio. “I nati sotto questo segno hanno un temperamento nervoso, inquieto, con una grande curiosità per il mondo circostante e difficilmente nascondono i propri stati d’animo, sia di gioia che di tristezza. L’Ariete si muove con le proprie forze. Mosso da ambizioni; il Toro le adopera per conservare ciò che possiede o ciò che ha conquistato, il tipo Gemelli le riversa nel mondo esterno. Umani e generosi verso gli altri, i Gemelli sono estranei ad atti di violenza (Manilio li vede come musicisti indolenti, che preferiscono la lira e il flauto alla tromba guerriera). Il domicilio diurno di Mercurio, governatore del segno, dona doti di versatilità e di rapidità. La simbologia stagionale coincide con l’apice della primavera, con i primi frutti acerbi e con i fiori, che diventano incantevoli, ma appassiscono. La natura ha fatto il suo lavoro: è il momento di una breve pausa prima dell’esplosione estiva. Il contatto con la realtà stimola ad una curiosità intelligente e critica. È l’adolescenza del mondo, intellettualmente irrequieta, ma fisicamente legata all’ambiente naturale … Principale caratteristica dei Gemelli è la mobilità. Il corpo è agile e dinamico e le braccia lunghe ricordano, per il movimento, le farfalle. I tratti del volto registrano immediatamente le reazioni psichiche, il viso è stretto, più spesso magro.” (“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo” di Franco Berdini, Editalia, Roma 1982).
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Riferendoci alla immagine stellata la costellazione dei Gemelli, tradizionalmente, è definita antropomorfa (terrestre e di forma umana), doppia (composta di due nature), armata, vocale (provvista di voce), razionale, feconda con seme. I Gemelli vengono rappresentati sia in piedi che seduti e la loro figura è rivolta verso i due segni antecedenti.
“La figura di Matteo rispecchia nel quadro la sua corrispondenza analogica con i Gemelli. Sotto l’aspetto fisico sono in evidenzagli arti. Matteo viene dipinto con le braccia tese e le mani vibranti in una mimica vivace. Anatomicamente le mani sono affusolate e le dita sono lunghe. La statura dei nati nel segno dei Gemelli è generalmente al di sopra della media, e ciò si riscontra in Matteo, nei confronti di Taddeo e Simeone. Altre note caratteristiche dei Gemelli sono la sveltezza dei movimenti, l’eleganza del corpo, il parlare facile e suadente.Matteo è ritratto nel quadro nella posizione fisica dell’oratore, che interviene gesticolando in una animata discussione. Questo anche perché il segno dei Gemelli è il terzo segno, corrispondente alla Casa associata alle capacità oratorie, la terza. Matteo volge le spalle a Filippo, del Cancro, primo personaggio della seconda triade, sottolineando così la differenza stagionale che segna il passaggio dalla primavera all’estate. Con Matteo termina la prima triade dipinta da Leonardo, che corrisponde alla stagione primaverile.”(“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo” di F. Berdini, Editalia, Roma 82’).
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Cancro
Il segno del Cancro (va dal 90 grado al 120°) appartiene all’elemento Acqua, a cui corrisponde il temperamento linfatico, è un segno Femminile, Tropico (Cardinale),estivo, retto, comandante. Domicilio della Luna ed Esaltazione di Giove. “In corrispondenza con l’influsso lunare, il nativo del Cancro è una persona emotiva, sensibile, suscettibile, a volte timida. Di carattere mutevole, possiede una forte immaginazione e se ne serve a seconda dell’umore del momento. La simbologia stagionale riguarda l’imminenza del raccolto. La falce del mietitore troncherà la vita alle messi, e nell’attesa di questa fase il pensiero si ripiega nostalgico verso il passato. Tipiche caratteristiche del Cancro sono l’idealizzazione del tempo andato e l’attaccamento ad una tradizione che offra appoggio contro l’insicurezza del futuro … La sua opera glorifica Giove, signore degli dèi, che nel Cancro è in esaltazione.”(“Magia e astrologia …” di F.Berdini, Editalia, Roma 1982).
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Riferendoci alla costellazione del Cancro, tradizionalmente, è definita acquatile (animale d’acqua, anfibio), marina (fluviale), umida, afona (senza voce), feconda, di abbondante seme, cieca (… cominciano ad accorciarsi le ore di luce e si vede meno chiaro).
“Si rappresenta chinato sul ventre, che gira il corpo ai Gemelli e si avvicina al Leone. Il colore che si associa al segno del Cancro è il bianco, il metallo è l’argento che fin dai tempi più remoti è stato preso a simbolo della Luna ed in questo caso resta accostato alla lucentezza ed al colore che ci richiama l’atmosfera magica del plenilunio. Il fiore del Cancro è la ninfea, notevole è l’elemento che le radici siano sotto l’acqua, così come nell’inconscio è sommersa la natura del Cancro. La corrispondenza con il corpo umano riguarda la parte anteriore del tronco, in particolare i seni, il ventre e lo stomaco. Come il Cancro è il quarto segno dello Zodiaco, così, per corrispondenza analogica, Filippo è il quarto discepolo che Gesù prese presso di lui dopo Giovanni, Andrea e Pietro. Nella composizione del Cenacolo, Filippo per analogia con gli elementi della natura fa parte del quarto elemento ossia l’acqua. La parte superiore del corpo, di solito, nel Cancro è più sviluppata di quella inferiore: il torso è grosso e ha la faccia tondeggiante, generalmente la testa si presenta tonda, con una fronte bassa; le sopracciglia si incontrano sopra il naso e sono allungate verso il centro del volto. Il naso tende alla rotondità, non è molto grande ed ha la punta poco prominente e a volte rivolta all’insù; la bocca è grande e carnosa mentre le gambe di solito sono sottili.
Nella raffigurazione di Filippo, Leonardo evidenzia, per analogia col segno del Cancro, la parte superiore del corpo, soprattutto lo stomaco e i seni. È l’unico degli apostoli a mostrare in primo piano, grazie al fatto che sta in piedi, lo stomaco e la pancia, mentre le mani ripiegate portano l’attenzione verso il petto. Altri tratti fisiognomici del Cancro, come la statura media, il viso pallido, gli occhi piccoli, si ritrovano nel ritratto di Filippo. Nell’atteggiamento, Filippo si mostra chinato leggermente e tiene le mani quasi fossero chele, come nel grafico della costellazione del Cancro.“ (“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo”, Franco Berdini, Editalia, Roma 1982).
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Leone
Il segno del Leone (va dal 120 grado al 150°) appartiene all’elemento Fuoco, è Maschile, Solido (Fisso), estivo, retto, comandante. “Il Sole, domiciliato nel segno, vi esercita tutta la sua potenza. Il nato in Leone soggettivizza ogni sua azione, la stringe attorno al proprio essere così come fa il Sole con gli esseri viventi. L’assoluta indipendenza è la condizione indispensabile per la sua felicità. È un avversario spietato quando si sente offeso. La continua ricerca della perfezione gli dà un carattere agile e uno spirito sempre in fermento. La simbologia stagionale è collegata col culmine dell’estate, quando il Sole raggiunge l’apice del suo splendore. Il grande calore di luglio-agosto essicca i vegetali prima verdeggianti, aprendo le spighe ormai piene e mature.
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Il Sole di mezzogiorno concorda con quello del Leone: lo stesso ardore e la stessa crudeltà luminosa, che riduce l’ombra al minimo e mostra gli oggetti per quello che sono, senza nulla dissimulare della loro imperfezione. Il carattere del nativo del Leone mostra un ottimismo pronunciato e un’innata generosità. Portatore della vita, in quanto in un modo o nell’altro crea anche per gli altri “spazi vitali”, il Leone è portato al dominio e alla guida degli altri. Spesso le caratteristiche feline sono pronunciate e si manifestano nel modo di muoversi agile e altero.”(“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo” di Franco Berdini, Editalia, Roma 1982).
Riferendoci alla immagine stellata la costellazione del Leone, tradizionalmente, è definita animale terrestre, quadrupede (che cammina sulla terra), ferina (feroce e selvaggia), sterile (… genera un solo figlio).” Si rappresenta seduto vicino al Cancro. La corrispondenza con il corpo umano: il cuore, il plesso solare, la circolazione sanguigna. Il segno del Leone corrisponde all’età adulta, che mette l’uomo in possesso dei suoi mezzi pratici di realizzazione. Le decisioni che attendono la loro esecuzione si traducono allora in atti di ardire e di coraggio; le volontà si tendono, i cervelli si esaltano alla luce della ragione e le braccia diventano un mezzo per esprimere l’energia dell’azione, come si vede attraverso l’apertura delle braccia di Giacomo Maggiore. L’analogia è confermata dal confronto tra il grafico di Ipparco, dove il Leone appare con la bocca aperta, e la raffigurazioneconforme all’apostolo. L’illuminazione dell’apostolo è completa, quanto a ciò che risulta razionalmente percettibile, grazie alla piena chiarezza del Sole di mezzogiorno che lo irradia e al colore oro della veste, indossata da Giacomo Maggiore, sempre in analogia con l’apogeo della luce solare, che trionfa nel segno del Leone. Di statura media, i tipi Leone hanno spesso una corporatura robusta e vigorosa, erculea o apollinea, con forme piene e tondeggianti. Il cranio è rotondo come il viso, la fronte ampia e alta, il naso piuttosto sottile, talvolta appiattito sulla punta, labbra piene e compresse, gli occhi rotondi spesso sporgenti, lo sguardo caldo e affascinante; questi tratti di fisiognomica astrologica sono tutti trasmessi da Leonardo in Giacomo Maggiore.” (“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo” di F Berdini, Editalia, Roma 1982).
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Vergine
Il segno della Vergine (va dal 150 grado al 180°) appartiene all’elemento Terra, è un segno Femminile, Bicorporeo (Mobile), estivo, retto, comandante. Domicilio ed Esaltazione di Mercurio. Mercurio … “dà chiarezza di vedute, spirito di osservazione e mente acuta. Amante della precisione e dotato di forte memoria, il nativo della Vergine riesce con la forza della logica a penetrare la sostanza delle cose. Vive il risultato delle esperienze e delle riflessioni. Di carattere chiuso, bisognoso di affetto, anche se non lo sa dimostrare; è di animo perplesso e dubbioso. Persona eloquente, capace di esprimersi con la penna, è ostacolato spesso dalla timidezza. La corrispondenza stagionale è con la conservazione del raccolto e con la sua oculata amministrazione. All’euforia della mietitura, succede una valutazione attenta e sagace del raccolto, che pone il problema della sua conservazione nel tempo; tale conservazione è affidata all’abilità tecnica e alle capacità di risparmio e di autocontrollo, nemiche di ogni indulgenza edonistica. Il simbolo ricorrente nelle raffigurazioni tradizionali della Vergine è la spiga di grano, che indica in genere le messi e gli altri prodotti della natura da immagazzinare e utilizzare. La mano destra della Vergine stringe la palma della vittoria, giacché l’idealismo che essa rappresenta con la sua esaltazione dei valori razionali e morali e dà la certezza di vincere tutto ciò che è inferiore e legato al mondo dei “sensi”. Questa palma equivale, come simbolo, al piede posto sulla testa del serpente cosmogonico; il serpente corrispondente agli istinti egoistici.”(“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo, F. Berdini, Editalia, Roma 1982).
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La costellazione della Vergine è definita terrestre, antropomorfa (di forma umana), doppia (da una doppia natura), sterile, razionale, alata, vocale (provvista di voce). Nel corpo umano concerne gli arti, le mani e l’apparato gastro-intestinale.
“La posizione di Tommaso nel dipinto è in analogia con la Vergine. Mentre Filippo e Giacomo Maggiore, rispettivamente delCancro e del Leone, sono raffigurati uno accanto all’altro, Tommaso, nel quadro di Leonardo, come nel grafico zodiacale, è estraneo ai due segni vicini e si trova in piedi alla spalle di Giacomo Maggiore. Interessante è il confronto tra la Vergine incisa nel Dürer nella stampa “Immagini del globo terrestre (pubblicata in questo volume a pag. 15)” e l’apostolo Tommaso, che Leonardo dipinge similmente con l’indice alzato della mano destra; il famoso dito di Tommaso, che risulta contro la parete oscura, interrogativamente dubbioso, è rappresentato da Leonardo in modo particolarmente evidente. Nella corrispondenza del corpo umano, secondo la analogia zodiacale, appare l’elemento della mano ben visibile nel dipinto; anche il corpo lo si descrive asciutto, ben fatto, di tipo sanguigno, con i capelli radi sulle tempie.
Con Tommaso della Vergine, che conclude la seconda triade (alla destra di Gesù), terminano i primi sei segni zodiacali, che rappresentano l’affermazione dell’Io individuale, iniziando da Simeone (segno dell’Ariete che rappresenta la Primavera), simbolo della “luce universale”.
Nella parte nord dell’eclittica i segni zodiacali dall’Ariete alla Vergine, rappresentano il periodo Primavera-Estate, inducono Leonardo a sfumare le tonalità dei colori, apportando una scala chiaroscurale, che si nota in un diminuendo sino a Tommaso (Vergine).” (“Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo” di Franco Berdini, Editalia, Roma 1982).
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Note
[1] Grande incisore, un artista con un’ instancabile vena di eclettismo, votato a una sperimentazione che lo ha portato, via via, ad appassionarsi ai rapporti tra arte e cibo, all’ India, o al Rinascimento in chiave inedita, con un saggio, uscito nel 1978 per la Editalia, intitolato «Magia e astrologia nel cenacolo di Leonardo», presentato da Argan e diventato negli anni una sorta di piccolo cult pre-Dan Brown. Originalissimo, irriducibile a schemi, Franco Berdini, nasce a Roma nel 1941 < muore nel 2011>… Artista appartato, si diceva, ma questo non ha impedito ai maggiori esegeti dell’arte del Novecento di occuparsi della sua opera: oltre ad Argan, hanno scritto e parlato delle sue mostre e dei suoi lavori Vittorio del Gaizo (1965, presentazione della prima personale di Berdini alla galleria Scorpio), Lorenza Trucchi e il grande poeta Emilio Villa, che nel 1970 presenta una sua personale alla galleria dell’ Obelisco e, sempre all’ Editalia, cinquanta «sculture astrologiche». Di lui si occupò anche Filiberto Menna, nel 1974, interessandosi alle sue sculture metalliche dal titolo «proiettiVazioni». Titolare della cattedra di incisione, prima all’ Accademia dell’ Aquila e poi a Roma, poetico artefice in perspex, pietra (con cui produsse anche libri), cartone, lamiere e gesso, Berdini, appassionato di esoterismo, è morto lasciando nell’atelier di Morlupo un patrimonio ancora in parte sommerso e poco conosciuto. Si sa che nel 1966 era partito per l’ America, dove era rimasto un anno esponendo a New York e stringendo rapporti con Rauschenberg, Lichtenstein, Ernst e Dali. Negli anni Ottanta proseguì una certa fortuna critica, nel 1986, in particolare, quando Arturo Schwarz e Maurizio Calvesi lo invitarono alla Biennale di Venezia. Poi, nell’ ultimo decennio, le trasmissioni su arte e cibo per il Gambero Rosso, le performances gastronomiche e un ultimo lavoro appena terminato: un documentario sull’ amata India. (articolo di Edoardo Sassi, Corriere della Sera on line del 24/10/2011: “Franco Berdini, una vita per l’arte”).
[2] Marsilio Ficino (1433-1499) è uno dei filosofi umanisti più influenti del primo Rinascimento italiano. Ficino contribuì, a Firenze, ad una grande rinascita del neoplatonismo. Diede vita ad un’accademia con l’imtento di far rivivere la tradizione neoplatonica, da lui concepita come pia philosophia, cioè una sorta di rivelazione filosofica e religiosa che percorre un intero filone spirituale, da Platone al Cristianesimo.
[3] Claudio Tolomeo, in greco Κλαύδιος Πτολεμαῖος (Cláudios Ptolemâios), in latino Claudius Ptolomaeus (Pelusio, 100 circa –175 circa), fu un astrologo, astronomo e geografogreco antico di epoca imperiale e cultura ellenistica che visse e lavorò adAlessandria d’Egitto. Considerato uno dei padri della geografia, fu autore di importanti opere scientifiche, la principale delle quali è il trattato astronomico noto come Almagesto.
[4] Alberto Magno di Bollstädt, O.P., detto Doctor Universalis, conosciuto anche come Alberto il Grande o Alberto di Colonia (Lauingen, 1206 – Colonia, 15 novembre1280), fu un religioso domenicano tedesco. È considerato il più grande filosofo e teologo tedesco del medioevo sia per la sua grande erudizione che per il suo impegno a livello logico-filosofico nel conciliare fede eragione, applicando la filosofia aristotelica al pensiero cristiano. Fu, inoltre, il maestro di Tommaso d’Aquino. La Chiesa cattolica lo venera come santo protettore degli scienziati e Dottore della Chiesa.
[5] “Non bisogna dimenticare infatti che all’epoca di Leonardo anche una scienza pura come la matematica era fortemente imbevuta di significati esoterici, in quanto sia la dottrina dei numeri che i principi della geometria si collegavano, attraverso la cabala, l’alchimia ed i Tarocchi, alla astrologia, alla chiromanzia e alle scienze occulte. Non solo nel mondo arabo, ma anche nella communitas cristiana, all’epoca del Rinascimento, matematica, astronomia e astrologia erano strettamente connesse e costituivano quasi una materia sola …” (saggio critico di Francesco Mei in “Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo”, Editalia S.p.A., Roma 1982).
[6] Luca Bartolomeo de Pacioli o anche Paciolo (Borgo Sansepolcro, 1445 circa – Roma, 19 giugno1517) è stato un religioso, presbitero e matematico italiano, autore della Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni e Proportionalità e della Divina Proportione.
[7] Giorgio Valla (Piacenza, 1447 – Venezia, 23 gennaio1500) è stato un filologoitaliano.
[8] Giovanni Sacrobosco, detto anche Johannes de Sacrobosco, Sacrobosco, o John of Holywood (Holywood, ca. 1195– Parigi, 1256), è stato un matematico e astronomo inglese, sebbene la sua reale origine sia dibattuta, che insegnò all’Università di Parigi. Insieme all’italiano Guido Bonatti da Forlì fu uno dei più famosi astronomi/astrologi del XIII secolo.
[9] Regiomontano, pseudonimo di Johannes Müller da Königsberg (Unfinden, 6 giugno 1436 – Roma, 6 luglio 1476), è stato un matematico, astronomo e astrologo tedesco. Egli ebbe fama di matematico e astronomo prodigio fin dalla prima giovinezza.
[10] Francesco Stabili di Simeone, meglio noto come Cecco d’Ascoli (Ancarano, 1269 – Firenze, 16 settembre 1327) è stato un poeta, medico, insegnante e filosofo e astrologo/astronomo (al tempo non vi era distinzione fra astronomia e astrologia) italiano. Fu condannato al rogo dall’Inquisizione. Nato ad Ancarano in Abruzzo, a pochi chilometri da Ascoli Piceno, all’età di diciotto anni, in Ascoli Piceno, entrò nel monastero di Santa Croce ad Templum, centro propulsore dell’esoterismo templare della Marca Meridionale. Cecco, nel 1309 a Firenze, fu astrologo di corte di Carlo II d’Angiò.
[11] Aristotele (in greco: Ἀριστοτέλης, Aristotéles; Stagira, 384 a.C. o 383 a.C. – Calcide, 322 a.C.) è stato un filosofo e scienziato greco antico, noto come il “filosofo dell’immanenza“. È considerato una delle menti filosofiche più innovative, prolifiche e influenti del mondo antico occidentale, dove per secoli venne stimato, per la vastità dei suoi campi di conoscenza, come l’emblema dell’uomo sapiente e come precursore di scoperte. Aristotele nacque nel 384/3 a.C. a Stagira, l’attuale Stavro, città macedone nella penisola Calcidica, situata sulla costa nord-orientale della Grecia, a circa 55 chilometri a est dell’odierna Salonicco.
[12] Agostino d’Ippona (latino: Aurelius Augustinus Hipponensis; Tagaste, 13 novembre 354 – Ippona, 28 agosto 430) è stato un filosofo, vescovo cattolico e teologo latino. Padre, dottore e santo della Chiesa cattolica, è conosciuto semplicemente come Sant’Agostino, detto anche Doctor Gratiae (“Dottore della Grazia”). Secondo Antonio Livi, filosofo, editore e saggista italiano di orientamento cattolico, è stato «il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell’umanità in assoluto».[2] Le Confessioni sono la sua opera più celebre. La vita di Agostino è stata tramandata con grande dettaglio nella sua opera Confessioni, sua storia morale, nelle sue Ritrattazioni, che descrivono l’evoluzione del suo pensiero, e nella Vita di Agostino, scritta dal suo amico Possidio, che narra l’apostolato del santo.
[13] Claudio Tolomeo, in greco Κλαύδιος Πτολεμαῖος (Cláudios Ptolemâios), in latino Claudius Ptolomaeus (Pelusio, 100 circa –175 circa), fu un astrologo, astronomo e geografo greco antico di epoca imperiale e cultura ellenistica che visse e lavorò adAlessandria d’Egitto. Considerato uno dei padri della geografia, fu autore di importanti opere scientifiche, la principale delle quali è il trattato astronomico noto come Almagesto.
[14] Ja’far ibn Muḥammad Abū Maʿshar al-Balkhī, arabo: ﺟﻌﻔﺮ ﺑﻦ ﻣﺤﻤﺪ أﺑﻮ ﻫﻌﺸﺮ ﺍﻟﺒﻠﺨﻲ (Balkh, 10 agosto 787 – al-Wasit, 9 marzo 886), è stato un matematico, astronomo, astrologo e filosofo persiano. Nato a Balkh (allora Persia, oggi Afghanistan, pressoMazar-i Sherif) e morto ad al-Wasit (Iraq), è altresì noto come al-Falaki o Albumasar. Molti dei suoi lavori furono tradotti in latino e circolarono ampiamente nei circoli scientifici europei durante l’età medievale. Scrisse anche una storia dell’antica Persia.
[15] Alcabizio, in latino medievale Alcabitius, conosciuto anche come Abdelazys, Abdilaziz (nome completo: arabo: عبدالصقر القبيصي عبد العزيز بن عثمان, Abû al-Saqr al-Qabîsî ‘Abd al-‘Azîz ibn Uthmân; … – 967), è stato un matematico e astrologo arabo, vissuto intorno alla metà del secolo X.
[16] Pietro d’Abano (Abano, 1257 – Padova, 1316/1317) è stato un filosofo, medico e astrologo italiano, insegnante di medicina,filosofia e astrologia all’Università di Parigi e dal 1306 all’Università di Padova, è considerato il primo rappresentante dell’aristotelismo padovano.
[17] Michele Scoto, in inglese Michael Scot (Scozia, ca. 1175 – ca. 1232), è stato un filosofo scolastico, astrologo e alchimista scozzese, attivo presso la corte siciliana di Federico II di Svevia. Scozzese d’origine, si formò forse a Oxford e Parigi, mentre a Toledo (dove fu nel 1217), allora centro della cultura ispanico-moresca, apprese l’arabo e tradusse molte opere, con un importante contributo alla diffusione delle teorie di Aristotele in Europa, tramite la traduzione delle opere di Averroè. Quale esperto di matematica, filosofia e astrologia entrò alla corte dell’Imperatore Federico II di Hohenstaufen, per il quale fu filosofo ed astronomo e fece molte predizioni, alcune delle quali riguardanti varie città italiane. Tra le sue opere va ricordato il Liber introductorius, che rivela spiccati interessi magici, astrologici e alchemici.
[18] Leonardo studiò il corpo umano nella sua varietà di attitudini e di movimenti. Non creò figure statiche, ma sempre palpitanti di vita, come rivelano i disegni, assai più numerosi dei dipinti. Questo grandissimo artista non si limitò a raffigurare la vita negli atteggiamenti esteriori, ma volle rappresentare anche l’espressione del volto, quale riflesso della mente.
[19] Il messaggio non è di contenuto religioso. Leonardo è il primo artista moderno che non racconta più una storia sacra per educare. Egli esprime la sua visione artistica del mondo in cui uomo, natura, sacro e profano, sono tutt’uno. Nell’ambiente naturale intorno alle figure prevale l’ombra da cui emergono le erbe e le piante debolmente illuminate da una luce radente. L’effetto atmosferico è molto evidente nello sfondo, dove le rocce coniche, oltre a diminuire di dimensioni, diminuiscono di intensità chiaroscurale, fino a dissolversi nella nebbiolina dei piani più lontani. L’ambiente roccioso avvolgente e irregolare è in antitesi con gli spazi chiari e regolari realizzati da altri pittori del Quattrocento” (passi tratti dal volume “Leggere L’ARTE – Epoche e stili”, pag. 319 – di Maria Carla Prette e Alfonso De Giorgis, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze 1999).
[20] In Leonardo troviamo una straordinaria sensibilità per il linguaggio del corpo. “Della figura umana egli sa restituire l’esistenza palpabile e vivente, l’appartenenza al regno della vita organica (“il moto e il fiato”, dice il Vasari); essa è infatti veicolo dell’azione, del pensiero e dell’emozione” (ArtBook Leonardo – Un uomo universale agli estremi confini della mente e dell’arte – pag. 34, Leonardo Arte s.r.l., Milano).
Dopo gli ultimi restauri dell’affresco, completati nel 1999, si può cogliere ancor meglio la rivoluzionaria complessità di questo capolavoro. “L’equilibrio generale dell’opera segue un doppio registro. Il primo è l’ambiente, segnato da una prospettiva architettonica. Il secondo è il movimento, caratterizzato da una forte gestualità. La ricerca dei modelli per i personaggi dell’Ultima Cena costituì per Leonardo un’ardua impresa. Nelle singole figure degli apostoli (ciascuna caratterizzata come persona, con la sua individualità, le sue reazioni, la sua specifica psicologia) dovevano confluire sia tipizzazioni di carattere teorico, nelle quali la fisiognomica giocava un ruolo non secondario, sia l’osservazione del reale. Al risultato finale, quello fissato sulla parete, Leonardo arrivò per progressive approssimazioni, frutto di un lungo studio preparatorio come ci mostra, ad esempio, la testa di Giacomo, conservata a Windsor in RL 12552… Ciò che colpisce e continua a colpire è il suo fortissimo, dinamico antropocentrismo.” (Editing S.r.l. G. Charlie, “Leonardo Uomo del Rinascimento Genio del futuro”, Istituto Geografico De Agostini S.p.A., Novara, 2002).
[21] Nicolò Malermi (Venezia, 1422 – Venezia, 1481) è stato un biblista italiano, monaco camaldolese, autore della prima traduzione italiana a stampa della Bibbia, la cosiddetta Bibbia Malermi (1471).
[22] Il Neoplatonismo è quella particolare interpretazione del pensiero di Platone che ne venne data in età ellenistica, riassumendo in sé diversi altri elementi della filosofia greca, e diventando la principale scuola filosofica antica a partire dal III secolo. Sorto in età imperiale romana, il neoplatonismo andrà poi ad influenzare soprattutto la filosofia occidentale, distinguendosi dal platonismo di marca bizantina, rimasto più fedele al Platone della tradizione… Convenzionalmente il neoplatonismo viene fatto iniziare con l’attività di Plotino di Licopoli, che visse nella prima metà del III secolo e studiò ad Alessandria d’Egitto, dove fu allievo di Ammonio Sacca. Qui assimilò i fermenti culturali sia della filosofia greca che della mistica orientale, egiziana ed asiatica. Di fronte alle incertezze del suo tempo, Plotino si rese conto di essere alle soglie di una nuova epoca,[2] e sentì la necessità di ricorrere alla saggezza e alla sapienza degli antichi quali strumenti per mettere in salvo l’anima, purificandola dalle passioni ed elevandola all’intelligenza. … Una vera e propria ripresa delle idee neoplatoniche si ebbe durante l’Umanesimo e il Rinascimento, quando esse arrivarono a caratterizzare quasi tutta la filosofia rinascimentale, e durante il quale verranno sottoposte a deformazioni ermetiche,magiche ed esoteriche, senza tuttavia smarrire la loro struttura logica di fondo, costituita dal metodo critico della teologia negativa. La rinascita del neoplatonismo fu favorita in particolare dall’influsso della cultura bizantina; la filosofia rinascimentale tuttavia non si limitò a recepire il platonismo greco, ma lo rielaborò integrandolo non solo col neoplatonismo già presente in ambito occidentale, ma anche con l’aristotelismo apportato dagli arabi. Platone, Aristotele e Plotino si ricongiunsero così nella città diFirenze, culla dell’Italia rinascimentale. Il neoplatonismo conobbe allora una notevole diffusione in quasi tutti gli ambienti culturali, anche al di fuori delle scuole o delle accademie. Soprattutto Cusano, Ficino, e Pico della Mirandola contribuirono alla sua grande rinascita. Ficino in particolare diede vita a un’accademia con l’intento di far rivivere la tradizione neoplatonica, da lui concepita come pia philosophia, cioè una sorta di divina rivelazione filosofica e religiosa che percorre un intero filone spirituale, da Platone fino al Cristianesimo (wikipedia: Il Neoplatonismo).
[23] La visione astrologica, a sua volta, viene inquadrata nel Cenacolo nella concezione pitagorica della sinfonia cosmica, poi ripresa in pagine famose da Keplero, attraverso una ben calibrata disposizione delle figure in una prospettiva numerico-spaziale, che conferisce loro movimento ed armonia. Da ciò deriva il carattere squisitamente “metafisico” del quadro di Leonardo, in cui l’abilità manuale del pittore è messa al servizio della speculazione del filosofo e del calcolo dello scienziato, allo scopo non tanto di riprodurre le forme del mondo esterno così come appare all’occhio di chi lo contempla, quanto di restituirne l’anima più segreta che la sottende, inscrivendola in una audace trasposizione simbolica … Arte e scienza, arte e filosofia, arte e astrologia, e non arte soltanto, confluiscono quindi nel Cenacolo di Leonardo … Un esame attento delle letture preparatorie di Leonardo e della sua formazione culturale rivela come la sapienza astrologica e cosmologica facesse parte integrante della visione del mondo dell’artista. E una volta accertato che Leonardo, oltre alle correnti neoplatoniche, e neo-pitagoriche dell’ambiente fiorentino, si rifà alla scienza degli arabi, specie per ciò che riguarda l’astrologia, l’alchimia e la cabala, non c’è da stupirsi se nel Cenacolo egli traduce in termini figurativi questa somma di conoscenze[iv].” (introduzione di Franco Berdini del testo “Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo”, Editalia S.p.A., Roma 1982).
Parte delle immagini della seguente esposizione, all’unico scopo di illustrare le considerazioni dell’autore, sono tratte dal testo “Magia e astrologia nel Cenacolo di Leonardo”, di Franco Berdini, Editalia S.p.A., Roma 1982.
[24] Elementi e qualità stagionale dei Segni: dall’inizio della primavera alla fine dell’estate si produce il calore; dall’inizio dell’autunno alla fine dell’inverno si produce il freddo; Ariete e Bilancia danno inizio alle due qualità attive, caldo e freddo, che sono ritenute maschili. Al solstizio estivo ed invernale hanno origine il secco e l’umido, le qualità passive, definite femminili. Secondo questa premessa, tutti i segni che sono in trigono agli equinozi sono maschili. Tutti i segni che sono in trigono ai solstizi sono femminili. La suddivisione degli elementi, l’ascesa del giorno e quella della notte, corrisponde a quel processo di alternanza tra luce ed ombra, estate e inverno, ascesa e declino, che accompagna tutto quanto esiste sulla terra.
[25] Fin dai tempi antichi si pensò di poter stabilire un’affinità tra i pianeti e gli uomini e si cercò di attribuire loro delle caratteristiche umane. Nel cielo notturno venivano distinti alcuni astri dalla massa delle stelle sparse nel firmamento. I pianeti del sistema solare, che effettuano nel cielo lo stesso tragitto del Sole e della Luna, mostrano nei loro percorsi delle apparenti anomalie (il fermarsi e tornare indietro in alcuni fasi delle loro orbite). Per questo motivo i Pianeti (definiti vagabondi o “astri erranti”) vennero assimilati ai due luminari in modo da creare un settenario.
[26] Lo Zodiaco: il circolo zodiacale è diviso in 360°, numerati a partire da quell’intersezione dell’eclittica con l’equatore che segna l’equinozio di primavera e si divide in dodici sezioni, ciascuna delle quali comprende 30 gradi. E così come il circolo zodiacale è una pura entità matematica ed astratta, allo stesso modo i dodici segni, che provengono da una sua divisione, sono entità immaginarie ed astratte. Quando il circolo zodiacale fu diviso in dodici settori uguali di 30 gradi ciascuno, il termine zodion passò a designare anche ciascuna di queste porzioni ed altresì un arco di 30 gradi di un qualsiasi circolo della sfera. Queste accezioni di zodion, che troviamo in Grecia a partire da Ipparco, furono accolte dagli autori di astronomia e di astrologia sia greci, sia latini. Pertanto, nei primi secoli avanti la nostra era, abbiamo tre diverse accezioni tecniche di zodion e di signum, cronologicamente così disposte:
a. un’immagine celeste, ovvero un gruppo di stelle che formano una costellazione;
b. una delle dodici porzioni dello zodiaco matematico;
c. un arco di 30 gradi assunto nella sfera celeste, come unità di misura.