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Gli elementi
Nel mondo antico tutte le cose venivano scomposte nei loro elementi costitutivi (fuoco, aria, terra, acqua) di cui se ne osservavano le modificazioni e trasformazioni. Un sapiente e capillare lavoro di applicazione e sfruttamento dei principi della teoria degli elementi e della dottrina degli umori permetteva all’uomo antico di poter prevedere, dalle configurazioni del cielo, tutta una serie di ulteriori informazioni: dallo stato del tempo alle calamità naturali, dall’esame dello stato di salute del singolo all’andamento epidemiologico generale, dai mutamenti politici all’andamento dei mercati, dagli eventi significativi nella vita dei singoli alle principali vicende dei popoli.
I corpi luminosi che si osservano in cielo sono da una parte gli astri erranti, i pianeti, il Sole e la Luna, e da una parte gli astri inerranti, le costellazioni (o immagini stellate), che sono gruppi di stelle aventi una particolare natura codificata e tramandata nel corso di millenni. Principi generatori sono il Sole, che produce il calore origine di tutte le cose, e la Luna, che genera l’umidità primigenia presente nel mondo sublunare (la Terra). Le fasi che si generano nel movimento del Sole e della Luna, con la partecipazione delle qualità espresse da tutti i pianeti, dalle stelle e da tutte le altre nuove luci che appaiono in cielo (comete, sciami meteorici, bolidi, nove), generano tutte le variazioni di calore, umido, freddo e secco, che producono la mutazione dello stato del tempo, il succedersi delle stagioni all’interno dell’anno, le diverse costituzioni degli esseri umani e degli altri esseri viventi del mondo animale, vegetale e minerale. In un senso più generale, le variazioni di queste qualità prime, sulla Terra, producono la generazione e i mutamenti delle cose che sono in natura. La luce dei corpi celesti, le variazioni di questa loro luce e i vari modi in cui i corpi celesti si configurano, rappresenta il legame tra il mondo celeste e quello terreno, tra il piano della forma e quello della materia. L’azione della luce sulla materia primordiale, nelle sue gradazioni ritenute fondamentali, genera gli elementi. Pertanto, la quantità di luce è massima nel fuoco, è un poco più ridotta nell’aria, diminuisce ulteriormente nell’acqua, fino quasi a venire meno nella terra. Gli elementi, per loro natura materiale, sono privi di calore e di luce che provengono unicamente dalle sfere celesti: il Sole, fonte prima di luce, illumina e riscalda in primo luogo la Luna e poi tutti gli altri pianeti che, secondo i loro moti e le loro configurazioni, suscitano nella materia sublunare i miscugli delle qualità prime e le trasformazioni degli elementi, attraverso la loro azione calorifica. Tutto il mondo corporeo è quindi il risultato della presenza di luce solare nella materia. L’azione della luce passa attraverso la materia più semplice dei quattro elementi per arrivare a quella più complessa dei corpi minerali, vegetali ed animali, in una varietà infinita di combinazioni. I quattro elementi sono così in diretta relazione con le stagioni e con gli umori corporei, come con tutto ciò che vive sulla Terra. Tutti agiscono secondo la qualità specifica del loro colore luminoso, che è riducibile alla gamma cromatica dei pianeti visibili.
Dall’osservazione della volta stellata possiamo fare delle semplici osservazioni che sono all’origine delle concezioni astronomiche degli antichi e determinano ancora in larga misura le modalità con le quali il senso comune e il linguaggio ordinario si riferiscono ai fenomeni celesti. Una delle primissime distinzioni fatte nell’antichità è quella tra stelle erranti (il Sole, la Luna ed i pianeti del sistema solare) e stelle definite inerranti in quanto per la loro distanza dalla terra apparivano fisse all’osservazione ad occhio nudo. Le stelle inerranti, fin da epoche molto remote, venivano considerate in quanto immagini, figure stellate, asterismi, ovvero raggruppamenti di stelle. Esse formavano un’affascinante rappresentazione di personaggi e figure mitologiche che si è tramandata, con variazioni nei nomi e nei riferimenti a determinati miti, nelle principali grandi civiltà sviluppatesi in ogni parte della terra, dalla Mesopotamia, alla Cina, all’India, alla Grecia, all’interno della cultura araba e bizantina, nell’occidente latino, nelle culture nordiche, e così via.
In epoca successiva, nasce lo zodiaco come una cintura intessuta di gruppi di stelle. Alle origini vi sono dodici costellazioni nella cintura zodiacale. Queste costellazioni, in quanto immagini dipinte nel cielo (zodia), hanno una figura ed una dimensione stabilite ed immutabili.
Nella pratica dell’agricoltura era nozione comune quella di riferirsi all’osservazione di determinate stelle come Sirio, Aldebaran, Antares. Si tratta di stelle molto brillanti che hanno una particolare vicinanza alla declinazione dell’equatore celeste, per cui si riteneva che alcuni momenti di grande caldo o di grande freddo, quindi di grande variazione termica, fossero causati da queste stelle nel momento in cui il Sole giungeva alla loro declinazione. In particolare, il momento del loro sorgere o tramontare eliaco preannunciava una variazione dello stato del tempo. Per esempio, alla stella di Sirio si riconduceva una natura Marte/Giove portatrice di una grande calura e secchezza. Così, il tramonto eliaco di Aldebaran, del gruppo delle Pleiadi, stella dalla natura Marte/Venere e considerata particolarmente umida, contrassegnava l’inizio dell’inverno e della stagione delle piogge (questo fenomeno, alle medie latitudini, si produce ogni anno verso metà novembre).
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L’influsso dei cieli
L’astrologia fin dalle sue origini si è basata su una conoscenza astronomica. Le figure astronomiche, matematicamente determinabili, osservate nel tempo, sono state riferite a fenomeni ed eventi fisici mediante un processo preminentemente filosofico. L’astrologia non è considerata una scienza, e non è mai stata considerata tale, ma si riferisce ed utilizza i metodi della scienza, che sono prima di tutto la matematica, la geometria e l’astronomia, ed opera all’interno di queste scienze attraverso un percorso prevalentemente filosofico. Indubbiamente, può dirsi che l’astrologia in quanto tale ha una base filosofica (più che religiosa).
“L’arte astrologica è l’arte di prevedere gli eventi in virtù dell’osservazione dei moti del cielo ovvero della comprensione matematica dei fenomeni celesti. Riposa quindi sull’astronomia, l’astronomia a sua volta sulla matematica e la geometria. Ciò nondimeno non giustifica la legittimità e la possibilità della previsione, la quale proviene solo dalla filosofia.” (Giuseppe Bezza – proemio del Commento al primo libro della Tetrabiblos – ed. Nuovi Orizzonti).
Esiste un influsso degli astri su tutte le cose che accadono sulla Terra e questo influsso viene percepito in forme articolate e riconoscibili. Questo influsso proviene da corpi che hanno luce, ma non semplicemente corpi che hanno luce in sé, ma corpi che, nei loro moti apparenti (che appaiono alla vista dell’osservatore ad occhio nudo o con strumenti anche rudimentali), manifestano un’emanazione luminosa che la nostra percezione accoglie. Hanno quindi influenza i pianeti, le stelle e tutti i nuovi fenomeni luminosi: le stelle nove, i bolidi, le meteore ignee, le comete e così via laddove, dicevamo, risultano visibili, percepibili alla vista dell’essere umano. Per quanto concerne i pianeti questo si verifica per i pianeti con orbite vicine al Sole, quali Mercurio e Venere, ma anche per Marte e Giove, fino a comprendere Saturno, ma non oltre. Si tratta di un ragionamento legato alla percezione sensibile e alle variazioni luminose. Quindi, è un discorso che vuole comprendere quali sono le variazioni, le alterazioni che un ciclo luminoso produce sulla vita. Pertanto, concerne un’osservazione di un influsso “sensibile”, di un influsso sulla natura corporea.
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La pratica
Dai fondamenti e principi dell’astrologia antica sono state elaborate, dalle sue origini e nel corso del tempo, una gran varietà di tecniche astrologiche, di cui attualmente si è persa la consistente “traccia”. Esse stanno giungendo fino a noi solo per il contributo personale di pochi studiosi che svolgono una ricerca sui motivi che hanno ispirato l’astrologia, su quali ne siano le applicazioni ed i limiti. Si tratta dello studio di opere che non sono facilmente reperibili o che richiedono un sapiente lavoro di traduzione – dal latino, dal greco antico, dall’arabo, principalmente – e filologico prima di comprenderne l’unitarietà della concezione.
La teoria e la pratica del metodo astrologico antico è direttamente riferito ad un ricco corpo dottrinario rintracciabile nelle opere dei principali esponenti dell’astrologia classica. Alcuni fra questi sono Berosso, Timeo, Teucro Babilonese, Sarapione Antiocheno, Doroteo Sidonio, Nigidio Figulo, Manilio, Claudio Tolomeo, Antigono di Nicea, Vettio Valente, Censorino, Porfirio, Firmico, Paolo di Alessandria, Efestione Tebano, Eliodoro, Giuliano di Laodicea, Retorio, Stefano di Bisanzio, Teofilo di Edessa, Mash^a’all^ah, Zahel, Albohali, al-Kind^i, Albumasar, Acmete, Alcabizio, Abenragel, Ali ibn Ridwan, al Biruni, Ibn Ezra, M. Scoto, G. Bonatti, Alfonso X, Cecco d’Ascoli, Andalò di Negro, Pietro d’Abano, Eleuterio, Giovanni di Sassonia, P. Ciruelo, L. Gaurico, G. Cardano, F. Giuntini, G Diedo, V. Nabod, P. Titi, G. Vitali.