Divisione della terra di epoca tolemaica, di Mario Costantino

Tolomeo e la cosmografia

  

Introduzione

Tolomeo [1], unitamente alle definizioni sul modo della previsione di eventi generali, nel secondo libro del Quadripartito tratta e definisce, secondo le conoscenze dell’epoca, una divisione della terra secondo dei quadranti. Un approfondimento dei principi esposti per il campo della geografia, che ha avuto un’influenza per lungo tempo, è contenuta nell’opera di Tolomeo “Guida alla cartografia della Terra” dove essenzialmente insegna a costruire una mappa della Terra, fornisce un catalogo delle posizioni di moltissime località ed esplicita le regole per la proiezione della superficie sferica su un piano. Quanto segue vuole semplicemente introdurre ai principi teorici su cui si fondano le osservazioni al riguardo.

.

La previsione universale, di intere regioni e delle città

Tolomeo, dopo aver esposto nel primo libro del Quadripartito i principi e i “nomi dell’arte”, nel secondo libro, tratta dell’astrologia universale (astrologia cattolica) ed inizia a dare un metodo delle previsioni.  Sulla dottrina dei giudizi e sulle previsioni vi sono importanti considerazioni che rimangono fuori da questa esposizione in cui ci limitiamo a dire che “la previsione possibile”, che può essere divisa in due parti principali, deve necessariamente procedere da un contesto naturale.

“La previsione astronomica si divide in due parti maggiori e principali: la prima e più generale riguarda i popoli nella loro interezza, le regioni e le città ed è chiamata universale; la seconda e più specifica riguarda l’uomo nella sua individualità ed è chiamata genetliaca. Noi crediamo che si debba per prima cosa trattare della parte universale, poiché ciò che è universale è per sua natura mosso da cause maggiori e più valide di quanto non lo siano gli eventi particolari. Sempre invero le nature più deboli sono soggette alle più forti, sempre la parte al tutto. Pertanto, chiunque si proponga di predire ciò che è proprio al singolo individuo deve necessariamente, per primissima cosa, comprendere ciò che ha un carattere più generale.”

“La previsione universale prende in esame sia le regioni intere, sia le singole città. Una parte di essa considera le circostanze più gravi e più intermittenti, quali le guerre, le carestie, le pestilenze, i terremoti, le inondazioni e simili calamità; un’altra parte considera le circostanze minori e stagionali, quali le mutazioni in più o in meno dei tempi dell’anno o le variazioni di intensità delle tempeste, delle calure, dei venti, della fertilità o della scarsezza dei raccolti e simili. Ora, in entrambe queste parti è ragionevole premettere, per i motivi predetti, l’esame delle regioni nella loro interezza, come pure la considerazione delle circostanze più valide [2].”

“Due cose devono essere massimamente ritenute per la conoscenza di questi argomenti: da un lato, l’intima relazione dei segni dello zodiaco e delle stelle con ogni clima della terra, dall’altro gli indizi che appaiono nelle singole regioni nei diversi tempi, sia nelle sizigie eclittiche del Sole e della Luna, sia nei transiti degli astri erranti nella loro emersione dai raggi del Sole e nelle loro stazioni [3]. Di queste affinità dichiareremo la ragione naturale, presentando al contempo, brevemente e in modo generale, le caratteristiche fisiche e morali dei popoli, quali sono state osservate e che non sono aliene dalla costituzione naturale sulla quale poggiano le familiarità medesime delle stelle e dei segni.” [4]

.

Misurazione di latitudine e longitudine

Dobbiamo partire dalla premessa che la Terra era già considerata sferica, e le conoscenze più recenti lo confermano. Non è facile determinare precisamente da quando si comincia ad accettare tale circostanza e, questione ancora più importante, di capire quali possibilità esistevano a quei tempi di conoscere le misure della Terra considerata sferica.

Possiamo senz’altro dire che la misurazione per latitudine era una  misurazione corretta, nel senso che per stabilire che un paese era sul tropico del Cancro o sul tropico del Capricorno, o sull’equatore, o a 40° dall’equatore, il sistema era teoricamente corretto. Era un sistema che si basava fondamentalmente sull’ombra proiettata dallo “gnomone”, generalmente al solstizio, l’estivo o l’invernale, indifferentemente. Si preferiva quello estivo perché d’estate l’aria è più sottile  e le ombre sono più nette – mentre d’inverno l’aria è più spessa e le ombre  più sfilacciate -. Quindi, a seconda della lunghezza d’ombra si determinava la durata del giorno più lungo, la durata del giorno più breve e la latitudine del luogo rispetto all’equatore. Queste osservazioni, se ben compiute, erano fedeli.

Al contrario, l’osservazione in longitudine era più difficile. Ai tempi di Tolomeo ci si rendeva conto di questa difficoltà e si dichiarava che il modo migliore per rendersi conto delle distanze in longitudine da un paese all’altro riposava fondamentalmente sull’osservazione simultanea di eclissi di Luna. Ovvero, se ad Alessandria d’Egitto si osservava un’eclissi di Luna e questa eclissi di Luna si poteva osservare anche, ad esempio, in un paese della valle dell’Indo, queste osservazioni potevano dare come risultato la differenza in longitudine tra i due luoghi. In effetti, sembra che questa pratica sia stata impossibile da praticare per le difficoltà tecniche di poter passare le informazioni, in tempo reale, nell’osservare il medesimo fenomeno. Un risultato di queste difficoltà sta, ad esempio, nella esagerazione che la geografia tolemaica contiene nella lunghezza del mediterraneo, perché tutte le informazioni geografiche, soprattutto a partire dal suo grande predecessore da questo punto di vista – di un secolo anteriore a Tolomeo -, Marino di Tiro, venivano fatte sul resoconto dei viaggiatori, generando grosse incertezze. Queste incertezze non riguardavano inesattezze nel computo astronomico, se questo era il prodotto di un’osservazione fatta correttamente, ma riguardavano l’affidabilità delle misurazioni delle longitudini.

La consuetudine era che gli astronomi di ogni regno e di ogni grande collettività umana stilavano delle tavole sostanzialmente corrette per i territori sottoposti ad osservazione astronomica. Non potendo all’epoca calcolare precisamente la differenza in longitudine tra un paese e l’altro potevano esserci errori se ci si avvaleva di tavole stilate in altri paesi e da altri astronomi. Teniamo però conto che le principali civiltà avevano le proprie tavole e quindi potevano riferirsi a calcoli astronomici esatti. Diverso è il ragionamento che riguarda la geografia e il calcolo delle distanze dei luoghi su cui sono più evidenti numerosi errori. Nonostante questo, anche la geografia si basava sul principio teorico fondamentale basato su una sfericità della Terra.

  

Corografia astrologica

La descrizione delle regioni in termini astrologici, con cui si definisce una relazione tra le regioni della terra e i segni dello zodiaco, è chiamata “corografia (da chora, regione) astrologica”. Secondo Tolomeo la terra abitata viene suddivisa in quattro parti. Volendo applicare questo sistema all’intero globo terrestre il meridiano di Greenwich e l’equatore dividono la Terra in quattro quadranti dove la terra abitata dagli antichi corrisponde all’allora quadrante europeo-asiatico: dall’equatore all’Islanda (la Thule di cui parla Ovidio) dove passa il circolo polare artico. Si era a conoscenza anche di terre sotto l’equatore ma il quadrante considerato come terra abitata e definito in termini matematici era quello europeo-asiatico.

  

Principi geografici dell’antichità in India

I principi geografici si fondavano soprattutto su dei principi teorici e, quindi, da questo punto di vista gli errori che venivano prodotti in longitudine erano errori di cui non si era sempre consapevoli, e che stavano comunque all’interno di una concezione teorica della Terra, la quale ci è dimostrata molto bene, ad esempio, dalla concezione geografica indiana.

Gli indiani fondavano tutti i loro calcoli astronomici su un punto il quale si trovava sull’equatore, nonostante nessun paese dell’India si trova sull’equatore. Questo luogo era un riferimento puramente teorico poiché nella realtà non esiste.

Questa località di riferimento teorica aveva ai propri antipodi un’altra località e a 90° altre due località, tutte poste sull’equatore. Si tratta di località che non esistono da nessuna parte, però, danno l’idea di questa costruzione meramente teorica, geografica, che rileva da una concezione cosmologica.

In alto c’è il monte Meru, che è più o meno dove c’è il polo nord, da cui venivano tracciati dei meridiani. Uno di questi andava a costituire il “meridiano di riferimento”. Tracciando, di conseguenza un altro meridiano ortogonale al primo, si divideva la terra in quadranti creando quattro punti di intersezione sull’equatore. In questi quattro punti, di fatto, non vi è nessuna località abitata.

Si tratta di una visione della terra che esprime la cultura astronomica indiana dell’antichità da un punto di vista puramente astronomico.

 

Principi geografici dell’antichità secondo Tolomeo

Stabilita la terra come sfera è evidente che la cognizione di terra abitata, secondo la concezione tolemaica, copriva all’incirca uno spazio leggermente inferiore alla metà della sfera, in longitudine.

Questo spazio viene matematicamente dichiarato in metà esatta, ovvero, viene dichiarato che il Sole ci mette 12 ore a percorrere tutta la terra abitata dal sorgere al tramonto.

Sorge, poniamo, in Cina e tramonta alle Colonne d’Ercole impiegando 12 ore. Quindi, questa longitudine della terra abitata era di circa 180°. Ora, il punto di riferimento estremo erano le cosiddette isole Fortunate, che alcuni credevano fossero le isole Canarie, alcuni le isole Azzorre, e che erano poste all’incirca tra 10° e 30° ad ovest di Greenwich, e da lì si conteggiavano i gradi in modo da arrivare alla Cina. Non il Giappone perché non vi sono notizie certe della conoscenza del Giappone. Comunque sia, non è tanto importante stabilire che cosa conoscevano come terra abitata, quanto il concetto che, siccome la terra era riconosciuta come una sfera, e questa zona delle terre abitate era riconosciuta come la metà della sfera, hanno stabilito dei punti estremi che rappresentavano come dei meridiani fondamentali. Questi meridiani passavano l’uno per le isole Fortunate, l’altro per l’estremità orientale della Cina. Altri due passavano, all’incirca, l’uno al limite dell’oceano Indiano e l’altro passava per l’oceano Pacifico, in un punto non ben precisato.

Questi erano i meridiani fondamentali dove, in questa visione cosmologica degli indù, il monte Meru occupava il monte degli dei e aveva coordinate molto prossime all’attuale Polo Nord. In questa concezione, all’ingresso del Sole in Ariete, veniva stabilita una figura per il punto intermedio che stava a 90°  tra gli estremi di queste coordinate dei meridiani fondamentali del mondo allora conosciuto. E a seconda delle posizioni dei pianeti in questa figura del mondo, dal meridiano, veniva stabilito il culminare rispettivo nelle varie località del mondo.

 

Gli esseri viventi e le zone climatiche

Ora, la divisione per paralleli crea le divisioni delle aree della Terra in zone che, conosciute da tempi molto antichi, sono quelle che abbiamo imparato a scuola: è la suddivisione in zona glaciale, zona temperata, zona tropicale, e così via. In virtù di queste divisioni si è molto discusso tra gli antichi se era abitabile la zona subtropicale o se era abitabile la fascia equatoriale; se era più temperata la fascia equatoriale di quella subtropicale, e così via, con molta letteratura e molti dissensi su questo punto.

In rapporto a queste divisioni ne veniva fuori anche un giudizio di massima sul temperamento degli abitanti, poiché il temperamento degli abitanti della zona temperata era diverso da quello degli abitanti della zona artica e diverso da quello degli abitanti della zona equatoriale. La riflessione di partenza è che esiste una fascia temperata in cui sono rintracciabili caratteristiche omogenee. Pur non avendola definita in un modo preciso, era stato definito un ”parallelo intermedio” a questa fascia che si situa a circa 36° di latitudine nord e passa per lo stretto di Gibilterra. Alcuni autori ritenevano quale suo limite boreale le Alpi, altri i monti Carpazi, altri il delta del Volga, comunque intorno a 46° di latitudine nord. Il limite meridionale si riteneva fosse situato al tropico del Cancro, circa 23° di latitudine nord, in corrispondenza delle fonti del Nilo.

 

Divisione della terra di epoca tolemaica

La divisione geometrica della terra in parti costituisce una costruzione ideale. Nella realtà, definita una fascia temperata, sappiamo esserci situazioni particolari, dipendenti dalla presenza dei monti, dei fiumi e dei mari, che producono condizioni diverse rispetto a delle condizioni stabilite in un modo teorico. In tutto questo ragionamento ci riferiamo a riflessioni che sono state compiute da civiltà nate in questa fascia climatica temperata e che si sono sviluppate grandemente all’interno di questa fascia. Per questo motivo, posta la fascia definita temperata, nella cultura greca, vengono assegnate delle qualità dello spazio ponendo la propria civiltà al centro del mondo. Da questa posizione al centro del mondo, cresce l’idea della medietà (la mesòtes aristotelica), della virtù media, del giusto temperamento. I limiti longitudinali della zona temperata, che ha al suo centro la Grecia, sono, da un lato la Cina (limite orientale) e dall’altro le “isole fortunate”, le Azzorre (limite occidentale). Ad oriente soffiano venti che sono caldi o freddi, comunque secchi; ad occidente soffiano venti umidi. Secondo il principio che tutto ciò che sta ad oriente ha qualità analoghe alle qualità del Sole, tutto ciò che è ad occidente ha qualità analoghe alle qualità della Luna. Il meridiano centrale per i greci è quello che passa per il Mar Rosso e più o meno per la Crimea. La parte occidentale, pertanto, è molto più piccola di quella orientale, ciò in accordo al diverso sorgere dei due emicicli zodiacali: quello solare sorge infatti in molto più tempo rispetto a quello lunare [5].  Vi era poi l’affermazione, secondo alcuni, che tutto ciò che è in oriente tende a rimanere uguale a sé, mentre ciò che è in occidente tende a mutare continuamente, sempre in analogia al Sole e alla Luna.

 

Il principio della “medietà”

Per l’antico, in principio, valeva il criterio della “medietà”, per cui la fascia più adatta per l’abitabilità era la fascia della zona temperata. Al di là di questa fascia, secondo questa concezione, andando verso l’estremo nord o andando verso l’equatore, si raggiungevano situazioni in cui mancava un equilibrio di temperatura e la natura stessa produceva delle abnormità. Da qui le idee  sui “grandi animali” o sui “grandi vegetali”, nelle zone fredde, o sui “mostri” che abitavano le zone equatoriali, e così via. Queste considerazioni, in fondo, hanno un qualche fondamento reale se pensiamo, ad esempio, ai grandi alberi delle zone fredde o, generalmente, al grande fisico, alla corporatura che si estende quando la zona temperata comincia ad essere su latitudini più estreme, per sovrabbondanza di umidità, e così via.

Si è poi generata l’idea che il fisico umano nelle zone temperate rispondesse a dei criteri direttamente proporzionali agli umori del corpo e la temperatura di queste zone. Mentre, nelle aree al di fuori della zona temperata la risposta, l’equilibrio che si instaurava tra gli umori del corpo e le temperature, erano inversamente proporzionali. Ne conseguiva la convinzione che gli abitanti delle zone equatoriali o subtropicali fossero più vili e meno coraggiosi perché il calore al quale erano sottoposti faceva fuggire il loro calore all’interno. Mentre, ne conseguiva la convinzione che gli abitanti delle zone temperate, verso il freddo, fossero più coraggiosi e anche crudeli, se vogliamo, per la ragione contraria, perché il freddo stimolava il calore e ne stimolava il coraggio. Di questo concetto, definito “mesotes” Aristotele parla nel suo panegirico “la medietà”, che è una trattazione sulla virtù che sta nel mezzo.

 

Il principio della “medietà” e la geografia dell’antichità

Trasponendo questo concetto ai paralleli geografici, abbiamo che la zona temperata rappresenta una “medietà” tra i due poli. A questo punto deve porsi un’analoga condizione di “medierà” tra l’oriente e l’occidente, ma considerato che la terra è sferica, non ha principio e non ha fine. Così come anche lo zodiaco, che è un cerchio, non ha un inizio ed una fine. Ma in realtà noi ci riferiamo ad un circolo obliquo, il quale ha delle intersezioni. Il Sole percorrendo questo circolo obliquo crea delle qualità diverse. Il cerchio ha invece la proprietà di essere uguale in tutte le sue parti, mentre nel circolo obliquo c’è un tropico estivo, un tropico invernale, ci sono gli equinozi. Ci sono, quindi, dei punti distintivi e allora possiamo casomai discutere se questo o quell’altro può essere l’origine, l’inizio di questo cerchio.

Per la Terra, invece, era più difficile poter stabilire un’origine.

E’ vero d’altra parte che il mondo abitato era conosciuto in proporzione abbastanza piccola. Grosso modo, da un punto di vista puramente teorico, veniva riconosciuto come mondo abitato una estensione di terre che in longitudine occupava 180°, e che andava dalle isole fortunate (le Canarie) fino al grande mare cinese, area che corrisponde, grosso modo, a 180° di longitudine. Dell’Africa si conosceva qualche cosa al di sotto dell’equatore, e verso il polo nord l’estremità era la mitica Tule, che non si sa se fossero alcune delle isole Farrow o se fosse l’Islanda, ma più o meno era lì, dove il Sole cominciava a non sorgere mai o a stare sempre sull’orizzonte, in certi momenti dell’anno, ad iniziare dal circolo artico. Questo è il fenomeno che in effetti avviene in Islanda. Pertanto, all’interno di questa conoscenza della terra abitata, un oriente ed un occidente si potevano dare in una longitudine di 180°.

 

Nel lavoro di Ippocrate: “Sulle arie, le acque e i luoghi”, noi leggiamo questa idea che tutto ciò che si produce in oriente è più grande e più nobile. L’idea era facile da sostenere, se non ci fosse stato altro che una terra piatta, assumendo che quelli che sono ad oriente ricevono il Sole prima di noi, e che, quindi, sono più forti, più resistenti, più vigorosi, e così via, ma in una terra sferica questo concetto non può essere sostenuto. Tuttavia viene sempre sostenuto e ne conseguono varie cose.

.

 La rosa dei venti primitiva

Nell’antichità si immaginava che al di là dello stretto di Gibilterra ci fosse un grandissimo mare. Alcuni immaginavano anche delle terre, perché appunto il principio era pur sempre quello della terra sferica. Per cercare di giustificare questo criterio dobbiamo prima vedere qual è la concezione dello spazio presso gli antichi e dobbiamo un attimo soffermarci su una rosa dei venti primitiva.

 

I venti

I venti, nell’antichità, giocano un ruolo fondamentale. La Rosa dei Venti primitiva prevede quattro direzioni dello spazio che sono i quattro punti cardinali: Nord, Sud, Est, Ovest.

Poi, abbiamo altri quattro punti che sono in relazione alla località in cui siamo e che mutano al mutare del luogo. Questo perché i quattro punti cardinali segnano il punto in cui il Sole sorge al solstizio invernale, il punto in cui tramonta al solstizio invernale, il punto in cui il Sole sorge al solstizio estivo e il punto in cui tramonta al solstizio estivo.

Dal lato Est, nel quadrante compreso tra l’Est e il Nord, mettiamo un punto più o meno intermedio, a seconda del luogo geografico che abitiamo. Questo punto sarà quello in cui il Sole sorge al solstizio estivo. Nel punto simmetrico al punto in cui era sorto, avremo il punto in cui il Sole tramonta al solstizio estivo.

Al solstizio invernale avremo un punto simmetrico, nel quadrante tra l’Est e il Sud, in cui sorge d’inverno e il suo tramonto invernale avverrà prima di raggiungere l’Ovest. Quella che segue è la rosa primitiva a otto venti per le otto direzioni appena viste:

.

.

La Rosa dei Venti è stata poi ampliata. La sua elaborazione maggiore arriva a 36-38 venti, però si è sempre discusso nella letteratura al riguardo di quali sono i venti fondamentali.

Riducendo, i venti fondamentali sono quattro, quelli che spirano ai quattro punti cardinali, anche se ad una riduzione più estrema si potrebbe giungere a due venti, il vento che soffia da Nord e il vento che soffia da Sud.

Il concetto di vento nella “filosofia di natura” al tempo dei presocratici, di Aristotele e dei commentatori di Aristotele,  è legato fondamentalmente alla temperatura.

Parlando dei venti costanti, la presenza o l’assenza di vento è legato alle temperature, cioè, quando la temperatura è minima, il vento tende ad avere una forte stasi. Quando, invece, la temperatura oscilla, allora il vento è più presente. Per questo i venti, di norma, sono più presenti nelle stagioni intermedie, la primavera e l’autunno, e sono di norma più calmi nelle stagioni estreme che sono l’estate e l’inverno.

Allo stesso modo, anche nel corso del giorno e della notte, il vento tende a seguire il decorso della temperatura perché lo spostamento delle masse d’aria è legato, secondo quanto appena detto, alle variazioni di temperatura. Se avessimo una temperatura costante non ci sarebbe vento e, secondo questa concezione, non ci sarebbero tante altre cose.

Noi sappiamo che le lingue indoeuropee hanno nell’etimo stesso di “vento” la parola che poi indica l’anima  “atman”, che nel greco diventa “anemos” e nel latino diventa “animus”. Ma “anemos” in greco non significa anima, significa soltanto “vento”. Nel latino significherà poi “animo”. In greco “anemos” significa il vento e anche la “direzione nello spazio” ed è questa la cosa che ci interessa adesso. Il vento come direzione nello spazio.

I venti che soffiano da queste quattro direzioni principali hanno una loro caratteristica a seconda di come si presentano di norma.

Tutti i venti che soffiano da Nord tendono ad essere freddi. Quelli che soffiano da Sud tendono ad essere umidi. [6]

Tolomeo assegna queste direzioni nello spazio alla natura dei venti, e di conseguenza alle nature, poi, dei pianeti, in accordo con tutta la tradizione meteorologica greca. Si produce poi, a questo punto, una “cesura” con l’astrologia araba che in questa esposizione non viene approfondita.

Tutti i venti che soffiano da Nord, poiché sono freddi, rinfrescanti e depurativi dell’aria, sono connessi alla natura di Giove.

I venti che provengono da Sud, in quanto umidi, sono assimilati al pneuma di Venere.

I venti che soffiano da Ovest, in quanto per la maggior parte tempestosi e procellosi, sono assimilati al pneuma di Marte.

I venti che soffiano da Est, hanno una caratteristica a volte calda a volte fredda e sempre alquanto secca o prosciugante, sono assimilati alla natura di Saturno.

Mercurio non è assimilato a nessun vento in particolare così come a Mercurio non si assimila una cosa precisa e costante. Tolomeo definisce Mercurio particolarmante ventoso, perché una delle condizioni di Mercurio è quella di essere ventoso, ma tutti i pianeti hanno un loro “pneuma”, un loro  “soffio”.

Ai luminari non si assegna una cosa precisa in quanto essi muovono tutto. Il Sole, in particolare, è colui che genera tutti i venti poiché produce le variazioni di temperatura, dalle quali abbiamo gli spostamenti di aria. Ma, anche la Luna collabora con il Sole nel produrre le differenze di temperatura e, quindi, il Sole e la Luna sono i generatori di tutti i venti.

In particolare, si vuole che tutti i venti dell’Ovest abbiano, in un certo senso, la caratteristica lunare perché comunque più umidi o più cangianti.

Si vuole che tutti i venti dell’Est abbiano la caratteristica solare perché, essendo venti molto secchi, tendono a cacciare e togliere l’umidità.

Questo giustifica la motivazione di Marte che appartiene al partito lunare ed è stato posto ad Ovest, e di Saturno che appartiene al partito solare ed è stato posto ad Est.

Da tutta questa distinzione, noi siamo ancora qui con le affermazioni di Ippocrate, per il quale l’oriente è solare e l’occidente lunare.

I venti cambiano durante le ore del giorno e durante l’anno poiché vi è un rapporto tra la temperatura e il percorso del Sole nel giorno e nell’anno. E’ rintracciabile quindi una regolarità dei venti nel giorno e nell’anno. Questa condizione è nota ai naviganti. Quando durante il giorno vi è una circolazione dei venti che segue il percorso del Sole, da Levante al sorgere, da Ponente al tramontare, significa che il tempo della giornata risponde pienamente alla stagione, ed è il tempo migliore che possa esistere; quando invece i venti non corrispondono al percorso del Sole, vi sono le condizioni di perturbazione atmosferica. D’altra parte la circolazione dei venti non poteva essere perfettamente conosciuta dagli antichi poiché presuppone una conoscenza più ampia della geografia, dell’atmosfera ecc. Vi sono due livelli di circolazione dei venti, uno più alto ed uno più basso, opposti tra loro ed i venti tendono a seguire le zone primarie di alta o bassa pressione: la calotta polare, fascia temperata e fascia tropicale, ed all’equatore i venti tendono a cessare; nell’emisfero sud lo schema dei venti è speculare a quello dell’emisfero nord. L’equatore segna quindi la calma dei venti e la separazione dei due sistemi. Poi ci sono i venti locali, che soffiano in una zona e non in un’altra, venti che passando ampie distese di mare si inumidiscono ecc. L’oriente e l’occidente sono relativi alla terraabitata, poiché se noi consideriamo il globo intero, la distinzione tra oriente e occidente non ha più senso. Lo scienziato antico sapeva bene che potevano esistere altre terre (Aristotele nel Meteorologica dice che vi è la continuità e che quindi il mare si estende per tutto l’altro emisfero) anche se la loro esistenza non è conosciuta; ma la presenza del mare costituisce un limite e questo è il limite che gli antichi hanno percepito. L’oriente, che partecipa di una natura solare, vede soffiare dei venti di levante che vengono dal mare, dall’oceano sul golfo della Cina, mentre la Spagna vede soffiare dei venti di ponente; la condizione della Spagna è quindi effettivamente una condizione occidentale, limitatamente all’oceano che circonda la terra abitata, e la condizione della Cina è effettivamente orientale. Questa costruzione rimane quindi un fatto che ha un interesse di per sé ed è doveroso quindi averne una rappresentazione; è suggestiva da un certo punto di vista, anche se, da un altro punto di vista la descrizione fisico-morale che Tolemeo dà dei popoli della terra sembra una descrizione che appartiene di più a quel tempo e di meno al nostro tempo: i popoli emigrano, si mischiano, acquistano una civiltà che prima non avevano, diventano forti, si indeboliscono; tuttavia alcune condizioni sono immanenti e rimangono (estratto dei seminari tenuti da Giuseppe Bezza).

 

Riferimenti odierni di una geografia antica

In senso attuale, tutta questa distinzione geografica potrebbe rimanere ancora valida conservando la suddivisione dello spazio sulla terra conosciuta.

Ora, avendo segnato questi spazi: a Giove il settentrione, a Venere il meridione, a Marte l’occidente e a Saturno l’oriente, Tolomeo, distingue un parallelo fondamentale che passa più o meno a 36° di latitudine nord, e quindi è un parallelo che passa per lo stretto di Gibilterra, e continua tagliando più o meno l’isola di Rodi, attraversando tutto il mediterraneo, e poi, quindi, sotto l’Anatolia, in Turchia, e quello che era chiamato il golfo di Isso, vicino ad Antiochia, e poi prosegue verso oriente correndo più o meno lungo le catene montuose. Questo parallelo fondamentale taglia a metà, approssimativamente, la fascia temperata. Tolomeo poi traccia un meridiano fondamentale che passa tra il mar rosso e, proseguendo verso il nord, va verso lo stretto di Azov, il mare di Crimea e passa più o meno vicino Gerusalemme [7].

.

.

Con questa divisione si determinano dei quadranti diseguali, in quanto i quadranti orientali sono immensamente più grandi di quelli occidentali. Tolomeo non lo dichiara specificatamente ma questo è a similitudine dei 2 emicicli dello zodiaco, in cui, in termini di misura di tempo, l’emiciclo solare è molto più grande dell’emiciclo lunare. Questo perché l’emiciclo zodiacale del Sole contiene porzioni di cielo (segni) che sorgono retti, ciascuno in più di 2 ore di tempo, e allora è conveniente che anche i quadranti solari siano più grandi di quelli lunari. In definitiva, la differenza prima tra terre e regioni solari e terre e regioni lunari sembrerebbe soprattutto consistere in questo: nelle regioni solari c’è meno varietà e si soggiace meno al cambiamento, mentre, nelle regioni lunari c’è più varietà e c’è più cambiamento rispetto a tutto ciò che è “terreno” ed  è “umano”.

 

Domini generali dei pianeti nei quadranti

Compiute queste ripartizioni in quadranti Tolomeo prende ogni quadrante e lo definisce in questi termini:

– quadrante nord-occidentale in cui si sente una certa signoria, un certo influsso, una certa impressione, delle stelle di Giove e di Marte che racchiudono tale quadrante;

– quadrante nord-orientale in cui vi è la signoria di Giove e di Saturno che racchiudono tale quadrante;

– quadrante sud-occidentale in cui vi è la signoria di Venere e di Marte che racchiudono tale quadrante;

–  quadrante sud-orientale in cui vi è la signoria di Venere e di Saturno che racchiudono tale quadrante.

.

 

Dominio delle triplicità nei quadranti

Ora, se questo è lo stato delle cose, ne consegue anche una ripartizione delle triplicità dei triangoli zodiacali in questi quadranti:

Il quadrante nord-occidentale, dove Giove e Marte hanno signoria sarà il quadrante assegnato alla triplicità di fuoco: Ariete, Leone e Sagittario.

Il quadrante nord-orientale, ha l’impressione, la signoria di Saturno e Giove, ed è assegnato alla triplicità aerea: Gemelli, Bilancia e Acquario.

Il quadrante sud-orientale, ha la signoria di Saturno e Venere, ed è assegnato al triangolo di terra: Toro, Vergine e Capricorno.

Il quadrante sud-occidentale, ha la signoria di Venere e Marte, ed è assegnato alla triplicità d’acqua: Cancro, Scorpione e Pesci.

.

.

Fatta questa distinzione Tolomeo prosegue e riferendosi a Mercurio dichiara che non suscita alcun vento in particolare, non può essere associato a nessuna direzione dello spazio e viene pertanto collocato al centro di tutte le divisioni appena viste.

Inoltre, chiarisce che questi domini, queste signorie dei pianeti sono effettive e pure nelle estremità dei quadranti. Mentre, nelle parti dei quadranti che sono vicine al centro, le signorie sono miste, perché, più ci si avvicina al centro più si sentono le influenze che sono nel quadrante posto di fronte. Questa  familiarità, che avviene per attrazione e per tutti i quadranti, ha un modo diverso rispetto a quella “pura”: il dominio puro corrisponde alla condizione mattutina, il dominio per attrazione alla condizione vespertina.

Vuol dire che nel quadrante nord-occidentale, ad esempio, Giove e Marte hanno un loro dominio. Questo loro dominio è un dominio, dice Tolomeo, nella loro figura vespertina – intende Giove e Marte vespertini al Sole – e questo nelle parti esterne del triangolo o quadrante. Nelle parti interne del triangolo Giove e Marte hanno sempre il dominio secondo la loro figura vespertina, in più, partecipano al dominio nella loro figura vespertina, i pianeti che hanno signoria sul quadrante opposto, Venere e Saturno. Pertanto, Venere e Saturno in questo modo si associano ad imprimere le caratteristiche proprie di quelle regioni.

Venere e Saturno, nel loro proprio quadrante, che è il quadrante sud-orientale, imprimono nella loro figura mattutina al Sole, nella loro orientalità. Nel quadrante nord-occidentale partecipano imprimendo in figura vespertina. Questo è il cambiamento che avviene perché il quadrante è diverso, e questo avviene in tutti i quadranti. Cioè, in tutte le regioni che sono rivolte verso il centro avviene una  commistione analoga all’esempio sopra esposto.

 

Quadranti, regioni geografiche e popoli

Se noi proviamo a definire il quadrante nord-occidentale, dove ci sono Giove e Marte, se questa linea meridiana la vediamo salire dal mare d’Azov avrà al suo occidente come regioni della Russia solo l’Ucraina. Salendo verso sud avrà tutta l’Europa fino all’Islanda. Di tutta l’Europa, le parti più esterne sono pure, le parti più interne sono miste e per Tolomeo comprendono solo tutta la Grecia. Dall’altra parte, invece, di fronte alla Grecia c’è la Mesopotamia che fa parte del “misto”, verso oriente e verso il meridione, zona sud-est. Mentre, nel quadrante sud-ovest c’è l’Egitto e nel quadrante di nord-est c’è tutta l’Anatolia, sempre interessanti la zona mista di ogni quadrante [8].

Tolomeo prosegue, nel terzo capitolo del 2° libro della tetrabiblos [9], esponendo con dovizia di particolari le caratteristiche dei popoli a seconda del quadrante di appartenenza, dei Segni e delle Stelle che vi governano, di cui riportiamo alcuni passaggi e considerazioni.

La caratteristica generale dei popoli del quadrante nord-occidentale e del trigono di fuoco “…è l’essere indipendenti, amanti della libertà, delle armi e delle guerre, industriosi, atti al comando, schietti e magnanimi…”; gli abitanti delle regioni familiari all’Ariete e a Marte sono più feroci, prepotenti e rudi; quelli che hanno familiarità con il Leone ed il Sole sono piuttosto inclini al governo, alla benignità, alla socievolezza; quelli familiari al Sagittario e alla stella di Giove amano l’indipendenza, la schiettezza e la purezza.

Nel quadrante sud-orientale e del trigono di terra “… si trovano tra loro alcuni che predicono le cose future … Sono uomini ardenti, concupiscenti, inclini ai piaceri d’amore. Ed in virtù di Venere dediti alla danza, abili saltatori e amanti degli ornamenti; in virtù di Saturno hanno un modo di vita semplice e alla buona.” Gli abitanti delle regioni familiari al Toro e a Venere hanno vesti ricamate che li ricoprono interamente, sono puri e hanno in generale costumi che tendono al leggiadro; quelli familiari allaVergine e alla stella di Mercurio sono dediti allo studio della matematica e all’osservazione degli astri; quelli familiari alCapricorno ed a Saturno hanno un aspetto triste, sono impuri e selvaggi.

Nel quadrante nord-orientale e del trigono d’aria “… sono molto ricchi, abbondano in oro e la loro condotta di vita è pura ed onesta; sono inoltre maghi e sapienti delle cose divine, il loro animo è elevato e nobile, detestano le malvagità, sono affettuosi e non esitano a morire per i propri intimi in virtù di una causa bella e santa”. Gli abitanti delle regioni familiari ai Gemelli e aMercurio sono più mutevoli ed inclini alla malignità; quelli familiari alla Bilancia e a Venere sono ricchi, amano la musica e la mollezza della vita; quelli familiari all’Acquario e a Saturno sono rozzi, aspri e selvaggi.

Nel quadrante sud-occidentale e del  trigono d’acqua “… sono rette da un uomo e da una donna, fratello e sorella nati da una medesima madre, e l’uomo governa gli uomini e la donna le donne, sempre perdurando tale successione dei comandi. Sono inoltre gli uomini assai ardenti e proclivi all’unione con donne, sicché avviene che i loro matrimoni si celebrano dopo rapimento e sovente i re sono i primi ad unirsi alle promesse spose; d’altronde, presso alcuni di loro, le donne sono comuni a tutti.” Gli abitanti delle regioni familiari al Cancro e alla Luna sono propensi alle associazioni, al commercio e vivono in grande indipendenza; quelli familiari allo Scorpione ed a Marte sono selvatici e molto battaglieri, carnivori, affatto temerari e sprezzanti della vita; quelli familiari ai Pesci e alla stella di Giove sono liberali, di semplici costumi, operosi, probi, aperti, schietti e non sottomessi.

.

Alì Ibn Ridwan, commentando questo capitolo dice:

nel quadrante nord-occidentale, di Giove e di Marte, “.. popoli che dominano su molti e che molto conquistano”riferendosi a romani, spagnoli, francesi, inglesi (e in tempi moderni, agli americani) -;

nel quadrante sud-orientale, di Venere e Saturno, “..vivono popoli che hanno dato origine fondamentalmente a tutte le religioni” il giudaismo, il cristianesimo, lo zoroastrismo e tutti i profeti [10] -;

nel quadrante nord-orientale, di Saturno e di Giove, “vivono i popoli i cui regni sono durati a lungo”, e questo in accordo al dominio di Giove e di Saturno. “..e vivono popoli, non solo i cui regni sono durati a lungo, ma in cui la capacità amministrativa è durata a lungo”;

nel quadrante sud-occidentale, di Marte e di Venere, “.. popoli in cui vige la legge di natura, che corrisponde a Venere e Marte” – in cui vige la forza, l’amore ed il senso del ritmo, l’espressione della componente istintiva -.

Potremmo trovare qualche difficoltà nell’adattare questa ripartizione al mondo attuale, però, in un certo senso, Marte e Venere possono essere associati al sudamerica, così come Giove e Marte possono essere associati al nordamerica. Quindi, potremmo provare ad estendere i quadranti, originariamente riferiti ad un più ristretto mondo conosciuto, comprendendo ad occidente le americhe e ad oriente tutta l’Asia e l’Australia (estratto di seminari romani tenuti da Giuseppe Bezza).

 

Segni zodiacali e regioni geografiche

Il testo di Tolomeo prosegue poi con l’assegnazione dei vari segni alle regioni.

“Abbiamo pertanto delineato sommariamente le familiarità delle stelle e dei segni riguardo a ciascun popolo, come pure i tratti generali. Presentiamo ora, per facile consultazione, un nudo elenco di ciascun segno e dei popoli connessi, in conformità a quanto abbiamo precedentemente esposto.”

Ariete: Bretannia, Gallia transalpina, Germania, Russia sudoccidentale;  al centro: Celisiria, Idumea, Giudea.

Toro: Partia, Media, Persia;  al centro: Cicladi, Cipro, litorale dell’Asia Minore.

Gemelli: Ircania, Armenia, Matiana;  al centro: Cirenaica, Marnarica, Basso Egitto.

Cancro: Numidia, Cartagine, Africa; al centro:  Bitinia, Frigia, Colchide.

Leone: Italia, Gallia Cisalpina, Sicilia, Apulia; al centro: Fenicia, Caldea, Orchinia.

Vergine: Mesopotamia, Babilonia, Assiria; al centro: Grecia, Acaia, Creta.

Bilancia: Battriana, Casperia, Serica; al centro: Tebaide, Oasi, Trogloditica.

Scorpione: Metagonite, Mauritania, Getulia; al centro: Siria, Commagene, Cappadocia.

Sagittario: Tirrenia, Spagna occidentale, Spagna; al centro: Arabia Felice.

Capricorno: India, Ariana, Gedrosia; al centro: Tracia, Macedonia, Illiria.

Acquario: Sarmazia, Oxiana, Sogdiana; al centro: Tracia, Macedonia, Illiria.

Pesci: Fasania, Nasamonite, Garamantica; al centro: Lidia, Cilicia, Panfilia.

“Avendo così esposto l’argomento, conviene ora aggiungere un altro membro alla trattazione particolare: ciascuna delle stelle inerranti ha una familiarità con le regioni verso le quali mostrano effettiva simpatia le parti dello zodiaco che hanno le medesime inclinazioni delle stelle inerranti sul circolo condotto attraverso i suoi poli. Inoltre, per quanto riguarda le grandi città, convengono maggiormente quei luoghi dello zodiaco nei quali, all’inizio della loro fondazione, considerata come una natività, il Sole e la Luna si trovarono a transitare: e, fra gli angoli, massimamente l’oroscopo. Ma di quelle città di cui non è noto il tempo dell’edificazione, si considerino i luoghi in cui incide il sommo del cielo nelle geniture di chi governa o regna in quel dato tempo.”

 

Costellazioni e regioni geografiche

Abbiamo dei frammenti di Ipparco, di Sarapione e di tanti altri autori, per cui, ad esempio, date città e particolari regioni terrestri vengono associate con le costellazioni e non con i segni zodiacali. Ma qui non c’è una distinzione o due modi diversi, perché, ad esempio, dire che l’Italia corrisponde al Leone, com’è secondo la geografia astrologica tolemaica, non è dire tutto, perché poi, tutte le stelle che sono nel dodecatemorio (segno) del Leone, alcune saranno più proprie a quella regione italiana, altre ad altre. E questo è il criterio che troviamo in questi frammenti di Ipparco.

Il Cardano, ad esempio, dice: “.. si è persa la potenza greca quando dal segno della Vergine è uscita Spica”.

Spica è una stella brillante della costellazione della Vergine, e la Grecia corrisponde al segno della Vergine, però, basarsi unicamente su questo giudizio rappresenta solo una parte di verità. Perché, uscendo Spica dal segno zodiacale della Vergine, entrano le stelle che sono nel segno del Leone. Però, comincia ad entrare prima la stella della Coda del Leone, la quale ha una natura velenosa, per cui qualcuno può dire che “rappresenti l’arrivo dei turchi”.

Oppure, quando nel segno del Leone cominciano ad entrare gli Asini (Asellus), e la Greppia, cioè le due stelle del Cancro, dovrebbero cominciare ad entrare gli spagnoli ed i francesi, e vi troviamo che corrisponde al fenomeno anche l’evento storico avvenuto tra il 400’ ed il 500’ (estratto di seminari romani tenuti da Giuseppe Bezza).

Le considerazioni di questo tipo possono avere una validità se non vengono esagerate. Tolomeo a questo riguardo intende dire che se un dato segno è familiare ad una determinata regione, tutte le stelle che sono in quel segno sono familiari a quella regione. Col passare del tempo le stelle mutano e questi mutamenti hanno ovviamente la loro influenza che deve essere sottoposta ad un’apposita osservazione.

Dire, ad esempio, che date stelle del Cancro sono connesse a Creta, non vuol dire che questo è vero sempre, ma vuol dire che in quel momento, in quella regione del cielo, c’erano quelle stelle del Cancro, e poi, dopo qualche secolo la condizione cambia.

 

Considerazioni

Quanto esposto costituisce una ripartizione che “conviene” a questi quadranti e che rientra nell’ambito di questa divisione del mondo, posta in Tolomeo, che ha una sua razionalità. Tutte le altre distinzioni astrologiche non sembrano spiegate sufficientemente e ordinatamente come avviene in questa trattazione. Nonostante questo, i criteri e le distinzioni appena viste non spiegano pienamente ed in modo conclusivo alcune differenze che ritroviamo rispetto all’antica corografia astrologica. Alcune divergenze sono semplicemente dovute al fatto che l’osservazione dei segni è sempre andata di pari passo con l’osservazione delle costellazioni, perché in un dato segno zodiacale vi sono determinate stelle (legate a determinati asterismi o costellazioni) di cui dobbiamo tener conto.

.

_____________________________________________________________________


Note

[1] Claudio Tolomeo, astronomo, matematico e geografo greco (Alessandria d’Egitto 100-170 ca.), fu uno dei più eminenti scienziati impegnati nel grande centro culturale di Alessandria. La sua opera fondamentale fu la Sintassi matematica in 13 libri che per la sua validità e completezza, rispetto ad altre minori opere astronomiche dello stesso Tolomeo, fu chiamata la “massima” (in grecomagisté): da qui il titolo arabizzante di Almagesto con cui essa fu nota in Occidente, esercitando una forte influenza fino al XVII sec. (Omnia – Istituto Geografico De Agostini).

[2] Oggi, di fatto, gli astrologi che iniziano a formarsi sulla parte generale e poi proseguono su quella individuale sono “mosche bianche”. Anche nel passato vi sono numerosi esempi di a­strologi che erano molto più esercitati sulle previsioni individuali, che su quelle generali. Questo tuttavia è comprensibile ma metodologicamente sbagliato.

[3] Tolemeo quando dice “sizigie eclittiche” intende le eclissi, di Sole o di Luna; quando parla di “transiti degli astri erranti nella loro emersione dai raggi del Sole e della Luna e nelle loro stazioni”, intende il moto in longitudine degli astri, comparato rispetto al fenomeno visibile, ovvero il sorgere e lo scomparire dei pianeti rispetto alla luce del Sole, le fasi del ciclo sinodico dei pianeti e della Luna.

[4] I passi di Tolomeo sono stati tradotti da Giuseppe Bezza.

[5] Questa distinzione è tanto radicata che Giovanni Lido, un funzionario statale dell’epoca di Giustiniano, ritiene che le eclissi di Sole riguardano più specificamente l’Asia e quelle di Luna l’Europa, il che non ha senso ma indica chiaramente quale sia la distinzione.

[6] I venti che soffiano da sud e da nord hanno una vasta letteratura che riguarda la fertilità, non solo del suolo, ma anche degli animali.

[7] La circostanza del punto mediano molto prossimo a Gerusalemme è stata una cosa che è piaciuta moltissimo all’occidente latino.

[8] I dubbi su questa materia sono diversi. Ad esempio, gli Arabi non concordano con queste analogie tolemaiche e conferiscono alla triplicità di fuoco una chiara analogia con l’oriente. Mentre, in tutta l’astrologia medievale gli astrologi francesi facevano previsioni sulle guerre tra Inghilterra, Francia e Germania, basandosi sulla triplicità di fuoco.

[9] Nel quadripartito è esposta una sistematizzazione corografica che possiamo ritenere sia stata fatta da Tolomeo poiché non vi è certezza di alcuni elementi che si pensa possano essere riferiti a Posidonio e non vi sono tracce di sistematizzazioni precedenti.

[10] Entrambi i pianeti significano un inizio, Saturno è il primo astro superiore e significa tutto ciò che precede la generazione stessa dell’uomo, il padre, gli antenati, le origini; Venere è il primo astro inferiore ed è il principio della generazione.