Astrologia cattolica e gli eventi generali, Eclissi e Teoria delle eclissi, ciclo congiunzioni Giove e Saturno
Conferenza di astrologia
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Ciclicità di eventi generali ed eventi storici
Nella cultura antica e nella letteratura di lingua indiana, persiana e araba, troviamo i riferimenti ad uno schema di calcolo dei moti dei pianeti che si fonda sulle congiunzioni e sui cicli di Giove, Saturno e Marte. Si tratta di un sistema di calcolo che aveva lo scopo di osservare una ciclicità, degli eventi generali e degli eventi storici, nel lungo periodo e per tutti i grandi periodi di tempo. E’ un’osservazione di periodi di tempo, del trascorrere dei secoli e di tempi ancora più ampi, che l’esame tolemaico delle eclissi non consente di fare.
Nella cultura indiana (è il caso di Brahmã-Putra), ma anche degli arabi (di Albumasar e degli astronomi del suo tempo), l’astronomo, nel raccogliere una serie di dati per l’osservazione di eventi che potevano riguardare le epoche trascorse, calcolava i “moti medi” degli astri e li riportava a dei numeri di anni, “i grandi periodi”, che contenevano al loro interno diversi “moti medi” degli astri. Un esempio è dato dallo “yuga” che comprende un certo numero di rivoluzioni degli astri fondate sui “moti medi” in modo tale che le rivoluzioni (i ritorni) di Giove e di Saturno, e di tutti i pianeti, fossero contenute per “numeri interi” in un grande periodo di tempo. Quando questo avviene, si produce un “numero” che mostra il “ritorno” di tutti i pianeti ad un certo periodo e ad un certo punto iniziale.
La tavola che segue fornisce l’idea dei periodi presi in considerazione dagli indiani per l’Anno Cosmico (Tabella 12, p. 74 della Tesi di Dottorato “La teoria delle congiunzioni Giove-Saturno tra Tardo Antico e Alto Medioevo”, di Buscherini Stefano).
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L’astrologia, nel cercare di comprendere gli eventi di carattere generale, attinge alle concezioni legate alla divinazione mesopotamica, in cui i fenomeni celesti consentono di fornire indicazioni sugli eventi futuri ed in cui la storia è vista come un processo ciclico in cui il ritorno degli astri in posizioni simili provoca avvenimenti che sono simili tra loro. Della fenomenologia osservata nel mondo mesopotamico, in Tolomeo troviamo lo sviluppo delle osservazioni delle eclissi e delle sizigie (noviluni e pleniluni), e la proposizione, quali momenti “naturalmente” adatti allo scopo, dell’inizio dell’anno nei punti di equinozio e di solstizio. Dalla teoria mesopotamica e la concezione tolemaica deriva l’astrologia sasanide [1] (sviluppatasi durante l’impero sasanide, tra il 225 d.C. ed il 650 d.C.) che, nel tentativo di fondere i sistemi astrologici di civiltà precedenti o contemporanee con le sue dottrine religiose, anziché servirsi del Sole e della Luna, usa la congiunzione di Giove e di Saturno. Tale scelta può trovare una sua giustificazione se si considera la somiglianza che vi è tra lo schema delle congiunzioni e quello dell’Anno Cosmico zoroastriano. L’astrologia dei sasanidi è, in una certa misura, il frutto di una sintesi di idee provenienti dalla tradizione mesopotamica e da quella greca. A testimonianza di questo sono di origine mesopotamica sia la considerazione che il fenomeno celeste indica un evento, sia la suddivisione secondo le triplicità; anche la scelta dell’equinozio primaverile quale momento di inizio dell’anno fa parte di una controversia che comunque accomuna questi ambiti; così come, l’uso dell’oroscopo proviene dalla genetlialogia greca e dalle teorie tolemaiche. Da quel che sembra, i sasanidi erano particolarmente interessati alla politica ed al governo dello Stato, da cui lo sviluppo della teoria degli oroscopi storici e di una forma di astrologia (che prende il nome di astrologia storica), collegata direttamente solo al sovrano e al suo regno, in cui l’osservazione delle congiunzioni di Giove e Saturno veniva fatta soprattutto per scopi dinastici. Sono poi gli arabi che trattano delle congiunzioni per scopi anche religiosi. Inoltre, con il periodo abbasside, muta anche il rapporto che intercorre tra tempo passato e futuro nella teoria delle congiunzioni. Negli omina mesopotamici si individua un evento collegato ad un fenomeno celeste attraverso i testi antichi che raccolgono l’osservazione di segni simili e permette di costruire un modello di previsione per il futuro. Diversamente, gli astrologi del periodo abbasside [2] elaborano un modello “reale” delle epoche passate, basandosi sulla dottrina delle congiunzioni. In questa “inversione temporale” si basano vari testi che intendono ricostruire, in forma puramente astrologica, la storia del mondo, comprendendovi l’analisi di ogni genere di evento: l’origine del mondo, segnata dalla congiunzione di Giove, Saturno e di tutti i pianeti; i grandi cataclismi del passato, come il Diluvio Universale; la comparsa di nuove religioni; i grandi cambiamenti politici collegati all’origine e alla caduta dei regni e delle dinastie.
In questa grande ricostruzione aumentano i campi di impiego della congiunzione che, oltre agli usi propri dell’astrologo, diventa parte integrante di una cronologia che indica il trascorrere dei millenni, dei secoli, dei decenni e dei singoli anni. La storia, in questa chiave astrologica, diventa una cronistoria delle congiunzioni che permettono di datare interi periodi.
La tavola che segue rappresenta l’Anno Cosmico secondo varie scuole di astronomia (Tabella 13, p. 75 della Tesi di Dottorato “La teoria delle congiunzioni Giove-Saturno tra Tardo Antico e Alto Medioevo”, di Buscherini Stefano).
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Sulla teoria delle congiunzioni
Gli eventi di carattere generale, rientranti nell’astrologia cattolica, sono dovuti a una grande forza pertanto devono necessariamente essere legati al Sole ed alla Luna e alle posizioni in cui i due luminari mescolano le loro virtù, cioè la congiunzione e l’opposizione, giacché i due corpi giacciono su una linea retta che permette la fusione dei loro influssi. I pianeti durante un’eclisse generano una virtù e i superiori (Saturno, Giove e Marte) hanno una maggior forza rispetto agli inferiori (Venere e Mercurio) nel cambiare le condizioni della Terra e quindi solo essi vengono presi in considerazione.
La considerazione dei pianeti superiori come strumento importante per l’individuazione di eventi futuri la troviamo sia in Tolomeo che nell’astrologia sasanide. Pur in presenza di scarse informazioni sulle conoscenze astronomiche e astrologiche dei periodi pre-sasanidi e sasanidi, pur non riconoscendo all’astrologia sasanide elementi innovativi od originali, nell’ambito persiano si osserva l’integrazione di vari elementi delle teorie indiane [3] e di quelle greche con le idee della tradizione zoroastriana [4].
Ad esempio, si deve ricondurre al mondo mesopotamico l’idea che un fenomeno celeste debba essere interpretato come il segno, a cui viene riconosciuta un’origine divina, di un evento riguardante il re, il regno o il popolo. Invece, nell’astrologia sasanide, seguendo la teoria astrologica greca, si individua la causa del segno che si osserva nel moto dei corpi celesti. Inoltre, possiamo ricondurre alla tradizione mesopotamica il fenomeno celeste, la congiunzione Giove/Saturno, come “segno” indicatore di eventi futuri e il ruolo che svolge l’astrologo/astronomo all’interno del palazzo reale. In questo vediamo che nel mondo mesopotamico la funzione dell’astronomo è più legata alla continua esplorazione della volta celeste alla ricerca di segni divini da interpretare, mentre nel periodo sasanide l’osservazione del cielo lascia il posto ad un maggior interesse per l’analisi degli eventi che coinvolgono lo Stato, le dinastie e i singoli sovrani.
“I sasanidi fondano le previsioni degli eventi futuri su Giove e Saturno la cui caratteristica astronomica è di congiungersi circa ogni venti anni. Questa regolarità è presente anche nella successione dei segni in cui le congiunzioni avvengono: dodici successive all’interno di una triplicità zodiacale, per poi passare a quella seguente. Le indicazioni sugli avvenimenti sono perciò ricavate dall’oroscopo determinato nel momento dell’ingresso del Sole in Ariete nell’anno in cui avviene una congiunzione.
In questo ambito, gli strumenti dell’astrologia con cui si determinano i tempi e le caratteristiche delle grandi congiunzioni sono:
– le triplicità astrologiche;
– le congiunzioni di Giove e Saturno;
– l’oroscopo che va eretto all’equinozio di primavera.
Le triplicità (o trigoni) [5] sono ricavate dalla divisione dello zodiaco in quattro gruppi di tre segni zodiacali o, come dice Tolomeo (Tetrabiblos I,18), dalla divisione in quattro triangoli equilateri dello zodiaco. Ogni triplicità veniva messa in relazione con uno dei quattro elementi.
Vi è un lungo passo dell’opera Muqaddimah di Ibn Haldũn (1332-1406 d.C.) che enuncia la teoria delle congiunzioni. Nel brano si afferma che una congiunzione tra Giove e Saturno avviene ogni 20 anni e per 12 volte (240 anni) all’interno di una stessa triplicità per un totale di 240 anni (20 x 12 = 240), per passare quindi alla triplicità successiva. Essendoci quattro triplicità, per concludere il ciclo occorrono 960 anni (240 x 12 = 960). Inoltre, all’interno della triplicità, avvengono secondo uno schema preciso passando da un segno all’altro per poi iniziare nuovamente dal primo. Il motivo astronomico è da riferire ai moti di Giove e di Saturno, osservati dalla superficie terrestre. Giove procede verso est con una velocità media di 30,363° per anno, Saturno procede con una velocità media di 12,235° per anno. Giove è più veloce e supera Saturno di 18,13° all’anno (30.363° – 12,235° = 18,128°). Ogni 19,86 anni (360°/18,13° = 19,858) Giove sarà avanzato di 360° portandosi nella posizione originariamente occupata da Saturno. Per questo motivo, le congiunzioni tra Giove e Saturno si verificano ogni 20 anni circa. Inoltre, ogni 20 anni circa, alla velocità media di 30.363°, Giove compie 603° (30,363° x 19,86 = 603°), ovvero un’orbita completa più 2/3 dell’orbita stessa (603° – 360° = 243°). Saturno, alla sua velocità media di 12.235°, compie i 2/3 della sua orbita in 243° (12,235° x 19,86 = 243°). Per questo motivo, i due pianeti si trovano nuovamente in congiunzione dopo 243° verso est, oppure spostati di 117° verso ovest (243° + 117° = 360°).
Rispetto allo schema dello zodiaco, i 240° di spostamento in venti anni corrisponde al percorrere 8 segni zodiacali (30° x 8 = 240°). Dal momento in cui i due pianeti sono uniti e, pertanto, partono dal medesimo punto dello zodiaco dopo venti anni saranno avanzati di 8 segni zodiacali e così, all’incirca, ogni 20 anni.
Poniamo l’esempio dell’unione Giove/Saturno che si verifica in Ariete, verranno percorsi i segni del Toro, dei Gemelli, del Cancro, del Leone, della Vergine, della Bilancia e dello Scorpione, per giungere al Sagittario. Il nuovo periodo di venti anni parte dal Sagittario (seconda congiunzione) e percorre Capricorno, Acquario, Pesci, Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, per giungere al Leone. Nei venti anni che seguono, si parte dal Leone (terza congiunzione) e si percorrono Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, Pesci, per giungere all’Ariete (segno in cui avvengono la prima e la quarta congiunzione nella stessa triplicità). In questa dinamica i pianeti sembrano percorrere lo zodiaco al contrario mantenendosi all’interno di una stessa triplicità. Giove e Saturno si spostano di 240°, pertanto, avanzano nel segno zodiacale in cui deve avvenire la congiunzione di circa 3°. In questo sfasamento si giunge allo spostamento nel segno zodiacale successivo da cui si determina, in una progressione regolare, il passaggio alla triplicità successiva [6]. La conseguenza è che non sempre il numero delle congiunzioni è di 12 ma, periodicamente si aggiunge una tredicesima congiunzione. Abũ Ma΄šar indica dei valori da aggiungere al punto dell’eclittica in cui è avvenuta la congiunzione per trovare il luogo della congiunzione successiva, dimostrando che, se la congiunzione di partenza di una triplicità avviene a meno di 0°56’33”58”’48”” si avranno 13 congiunzioni, altrimenti 12.” (La teoria delle congiunzioni Giove-Saturno tra Tardo Antico e Alto Medioevo, Tesi di Dottorato 2005-2006 di Buscherini Stefano, p.58-61)
Le congiunzioni stesse si dividono in:
– grandi, se segnano l’inizio di un nuovo ciclo di congiunzioni (ogni 960 anni);
– medie, se indicano il passaggio di triplicità (ogni 240 anni);
– piccole, quando avvengono all’interno di una triplicità (ogni 20 anni).
Le congiunzioni di Saturno e Giove
Sull’argomento, riportiamo i passi del testo di Pietro d’Ailly [7] dal titolo “Le congiunzioni di Saturno e Giove”.
“Seguendo il cammino della verità astronomica, che i sapienti antichi insegnarono nel trattato anteriore e in quello che intitola mode legibus et sectis, abbiamo raccolto alcune delle loro sentenze sulle congiunzioni dei pianeti, segnatamente dei tre superiori, che sono Saturno, Giove e Marte. Riteniamo pertanto utile darne qui un’esposizione sommaria, in particolare riguardo alle grandi congiunzioni di Saturno e di Giove, delle quali si dice che hanno soprattutto attinenza con le trasformazioni più generali del mondo, i mutamenti dei regni, delle leggi, delle sette e altri grandi eventi.
Cominciamo anzitutto col dire che la congiunzione di Saturno e di Giove è di quattro specie: minore, grande, maggiore e massima. Minore è quella in cui si congiungono una sola volta ogni venti anni. Giove infatti compie il suo corso in dodici anni e Saturno in trenta. Accade pertanto che dopo venti anni si uniscono nel nono segno a partire da quello in cui erano primieramente convenuti e dopo altri venti anni nel quinto dal primo e dopo altri venti anni nuovamente si congiungono nel primo. E quest’ultima congiunzione è da alcuni chiamata grande congiunzione ed avviene ogni sessanta anni e si dice significa sull’eccellenza dei re e dei potenti, la penuria dell’annata e il sorgere dei profeti. E dopo essersi congiunti tante volte in <un segno di> questa triplicità [8], si trasferiscono in un altro <segno della medesima triplicità> e quivi si congiungono. Si chiama quindi congiunzione maggiore quella che avviene ogni 240 anni e ha significato su una setta e i suoi mutamenti in alcuni paesi. Quando poi il trasferimento avviene da una triplicità a un’altra, come ad esempio dalla fine del Cancro all’inizio dell’Ariete, prende allora nome di congiunzione massima, per il compimento di 32 rivoluzioni di Saturno ed avviene ogni 960 anni o circa e ha significato sul mutamento degli imperi e dei regni, sulle meteore ignite, sul diluvio, terremoto, carestia.
Di queste congiunzioni parla Alcabizio nella quarta sezione e dice che la più grande è la congiunzione di Saturno e Giove all’inizio dell’Ariete e che si produce ogni 960 anni. Seconda è quella che avviene ogni 240 anni all’inizio di ciascuna triplicità, poiché compiono 12 congiunzioni in ogni triplicità e in seguito la loro congiunzione si trasferisce alla triplicità successiva. Terza è la congiunzione di Saturno e Marte all’inizio del Cancro, che avviene ogni 30 anni. Quarta la congiunzione di Saturno e Giove in ogni segno, che avviene ogni 20 anni. E’ pertanto evidente che egli aggiunge la terza congiunzione, quella di Saturno e di Marte, e non parla della congiunzione che è chiamata grande e che si produce ogni 60 anni, della quale tratta Albumasar nel secondo trattato, sezione ottava, del de magnis coniunctionibus. E neppure Leopoldo, che raccolse con profitto le sentenze di altri astronomi, ne fa menzione. Scrive infatti nel quinto trattato del suo Introductiorum: le alterazioni e i mutamenti più universali e maggiori si conoscono dalla congiunzione di Saturno e Giove nel principio dell’Ariete, la quale si produce ogni 960 anni; dalla loro congiunzione nel passaggio da una triplicità a un’altra ogni 240 anni; dalla congiunzione di Saturno e di Marte ogni 30 anni; dai luoghi dei pianeti nelle congiunzioni od opposizioni [9] che precedono l’ingresso del Sole nei segni tropici [10] e da molti altri luoghi che enumera in questo trattato medesimo. Conclude poi – e questo attiene in particolare al nostro argomento – che tramite Giove si può avere conoscenza riguardo alla setta e dal passaggio delle congiunzioni da una triplicità a un’altra si ha conoscenza del mutamento delle sette. Infine, dalle dieci rivoluzioni di Saturno ogni 360 anni, o secondo Albumasar, come credo debba correttamente dirsi, dalle dieci rivoluzioni di Saturno ogni 300 anni, dagli anni maggiori dei pianeti, dal moto di accesso e di recesso dell’ottava sfera [11] nella misura di 8 gradi ogni 640 anni.
Da tutto quanto precede, appare chiaramente che vi sono sempre, fra due congiunzioni massime, almeno tre congiunzioni maggiori di Saturno e di Giove ogni 240 anni; molto più numerose sono quelle di Saturno e di Marte ogni 30 anni, e ancora molte altre, alle quali allude Tolemeo nella sentenza 51 del Centiloquio: “Non tralasciare le 120 congiunzioni che si producono tra le stelle erranti, in queste infatti riposa la più grande conoscenza delle cose che accadono in questo mondo”. Haly (Ibn al-Dãya) le distingue per categorie e dice che alcune sono binarie ovvero di due pianeti, alcune ternarie o di tre, altre quaternarie o di quattro, altre quinarie o di cinque, altre ancora senarie o di sei, altre infine settenarie o di sette ovvero di tutti i pianeti al contempo. Inoltre, nell’intervallo compreso fra due congiunzioni massime vi è sempre almeno una rivoluzione integra dell’ottava sfera, che si compie in 640 anni e più rivoluzioni della grande orbita, ciascuna delle quali compiendosi in 360 anni. Vi sono ancora diversi cicli composti da dieci rivoluzioni di Saturno, delle quali parla Albumasar, come si è detto prima. Questi cicli si compiono in 300 anni e tutti hanno un grande significato sui mutamenti delle sette e dei regni e su altri grandi eventi secondo la dottrina dei più gravi astronomi. Pertanto, con l’ausilio delle storie e delle cronache, segnalerò nel prosieguo le trasformazioni e i cambiamenti più grandi e singolari che si dice siano in relazione alle predette congiunzioni massime; né tralascerò alcuni grandi e notevoli eventi che altre, fra le congiunzioni e rivoluzioni predette, hanno avuto la capacità di significare e produrre.” (Arcana Mundi di G. Bezza – Pietro d’Ailly Le congiunzioni di Saturno e Giove – p. 594-597)
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I cicli di Saturno e Giove
Secondo questa concezione cosmologica di una certa antichità, riguardo le orbite ed i cicli di Giove e di Saturno, si stabilisce che Giove e Saturno si congiungono mediamente ogni 20 anni e le loro congiunzioni, di 20 anni in 20 anni, si producono prima in un Segno dello zodiaco , quindi, in una successione ordinata, si producono in un Segno successivo della medesima Triplicità. Se, ad esempio, si congiungono in Ariete, 20 anni dopo si congiungeranno (al nono segno da esso) in Sagittario, quindi in Leone. Terminata questa Triplicità ripetono la stessa Triplicità per diverse volte, nel senso che compiono una triplice congiunzione, a formare i 60 anni. Questo viene definito già come un piccolo periodo, perché descrivono una Triplicità, e poi ripetono la stessa Triplicità, per 4 volte, formando il periodo di 240 anni.
Finiti i 240 anni, Giove e Saturno cambiano Triplicità passando dal segno dell’Ariete al segno del Toro, primo segno della Triplicità che segue quella di fuoco, e si propone quanto abbiamo appena detto, però nella triplicità di terra. Riguardo questi due pianeti, sappiamo che:
– la rivoluzione siderale di Giove è di circa 12 anni, quella di Saturno è di circa 30 anni.
Riguardo lo schema delle congiunzioni appena descritto vediamo che:
– ha un periodo di 20 anni, che è l’intervallo tra una congiunzione e l’altra;
– ha un periodo di 60 anni, che è il compimento di queste congiunzioni nella medesima Triplicità;
– il ciclo dei 60 anni si ripete per 4 volte, nella stessa Triplicità, e produce il periodo di 240 anni;
– terminato il ciclo dei 240 anni si congiungeranno nella Triplicità seguente come descritto sopra;
– una volta che hanno descritto tutte e quattro le Triplicità, riprendono dalla prima compiendo il ciclo dei 960 anni: 240 anni per quattro.
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Questa successione ordinata di numeri interi risponde non alle “congiunzioni vere” di Giove e di Saturno, ma alle “congiunzioni medie” che sono basate sui “moti medi”, moti medi che venivano presi a base e fondamento dell’osservazione delle rivoluzioni degli astri nell’eccentrico e nell’epiciclo.
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Sul significato delle congiunzioni nelle triplicità [12]
Riportiamo i passi di un testo definito Pseudo-Stefano d’Alessandria “Sul significato delle congiunzioni delle stelle di Saturno e di Giove nelle triplicità” [13].
“Si deve sapere che, trasferendosi la congiunzione da un triangolo [14] a un altro, si trasferisce altresì la forza e la virtù del dominio dalle parti del primo triangolo a quelle del secondo. Quando, ad esempio, l’unione si produce nel triangolo dell’Ariete, il vigore e la virtù del dominio giunge nelle parti orientali del mondo; quando in seguito giunge nel triangolo del Toro, il vigore e la forza perviene alle parti occidentali del mondo; quando avviene nel triangolo dei Gemelli, il vigore e la forza del dominio appare nelle parti del mondo ove sono i Romani; e quando avviene nel triangolo del Cancro, il vigore e la forza del dominio sono nelle parti dell’Arabia.
I trasferimenti delle unioni di questi astri da un triangolo all’altro si producono a un intervallo di 240 anni e in questi 240 anni, ora si producono 12 ora 13 unioni. Esponiamo accuratamente questo processo. Quando l’unione si produce in Ariete, il vigore e la forza appaiono nelle parti orientali e nelle regioni soggette all’Ariete per una durata di 20 anni. Mutando in seguito l’unione dall’Ariete al nono segno, il Sagittario, il vigore e la forza del dominio appare nelle parti orientali e nelle regioni soggette al Sagittario e questo, nuovamente, per 20 anni. Trasferendosi poi l’unione dal Sagittario al nono segno da esso, il Leone, il vigore e la forza del dominio appaiono nelle parti orientali e nelle regioni soggette al Leone per altri 20 anni. E nel compimento di ciascuno di questi 20 anni giunge a completamento, in 60 anni, un triangolo. Dopo il completamento dei 60 anni, l’unione riprende dall’Ariete e produce la debolezza del dominio nelle regioni orientali sottoposte all’Ariete per 20 anni. Mutando poi l’unione dall’Ariete al Sagittario, produce ugualmente la debolezza del dominio nelle regioni orientali soggette al Sagittario per una durata di 20 anni. In seguito, trasferendosi dal Sagittario al Leone, porta ad effetto identico sintomo nelle regioni sottomesse al Leone per 20 anni.
Ora, occorre sapere che in ciascuno dei segni del triangolo la congiunzione passa quattro volte in 240 anni. Quindi, seguendo la sequenza ordinata, si trasferisce nel triangolo del Toro, poi in quello dei Gemelli, infine in quello del Cancro, portando ad effetto, nei paesi familiari a questi segni, quanto abbiamo manifestato riguardo all’Ariete. In questo quadruplice passaggio in ciascuno dei quattro triangoli vengono a compimento 960 anni e così, in questi triangoli, si compie un’era.
Ora, questo significato è universale e si connette a un altro, particolare, nel modo seguente. Invero, dopo aver stabilito il grado levante e il tema della conversione primaverile del Sole per l’anno in cui si è prodotta la piccola o la grande congiunzione delle due stelle di Saturno e di Giove, potremo apprendere, da questo medesimo tema e dalle configurazioni degli astri, se il mutamento di disposizione del mondo volge al bene o al male [15]. Da queste medesime configurazioni potremo altresì comprendere se sta per sorgere un’altra potenza, se, al suo apparire, muteranno la legge e i costumi sociali, se ciò muterà dal meglio al peggio o dal peggio al meglio. Potremo allo stesso modo congetturare delle guerre e di ogni altra questione buona o nociva.” (Arcana Mundi, p. 597-599 – G. Bezza)
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Del ritmo ternario
In questo impianto, il primo ciclo è quello di 20 anni, poi 60 anni e si prosegue con i 240 anni e i 960 anni. Nei suoi fondamenti, si stabilisce che la congiunzione che si presenta per la prima volta nel Segno di una Triplicità, indica un vigore, una potenza ed una forza con cui se ne manifestano i significati nelle regioni che sono “familiari” a quella Triplicità. Sempre nella considerazione dei“moti medi”, dopo altri 20 anni si stabilisce che la congiunzione Giove/Saturno si presenta nel secondo Segno della medesima Triplicità ed indica un vigore indebolito ma i cui significati si stabilizzano nei loro effetti, sempre nelle regioni che sono familiari alla Triplicità. Dopo altri 20 anni, quando la congiunzione viene attribuita al terzo Segno della medesima Triplicità, la forza degli effetti della congiunzione, nelle regioni interessate, viene meno e si converte e muta in altro. Il riferimento è alla concezione del “moto ternario”, con un percorso scandito ogni 20 anni e che ha il suo ciclo base nei 60 anni, in cui la prima volta “si dichiara un significato forte”, la seconda volta “se ne conferma il significato”, la terza volta “viene meno il significato per lasciare spazio a significati diversi”. Nel ritmo ternario il tempo forte è il primo che è come “il militare che con il suo esercito entra e conquista la città”; il secondo tempo rappresenta “l’organizzazione civile ed il giudice che crea la legge”; il terzo tempo è la fase dello “sviluppo del commercio che si dipana ed in cui le risorse di distribuiscono e si diffondono”. Il ritmo ternario lo ritroviamo anche nella teoria musicale nel rapporto tra il primo, il secondo ed il terzo tempo, che rispecchia questa dinamica del presentarsi con forza e dominare, del mantenere e del venir meno.
Nell’esame delle stagioni e del tempo, nell’ambito dei tre mesi di cui è composta ogni stagione, il primo mese “si instaura con forza”il significato di una specifica stagione, nel secondo mese “viene stabilito e confermato”, nel terzo mese “si dissolve” per preparare la natura ed i significati della stagione successiva.
Si ha notizia del ciclo ternario presso i persiani. Ne parla Stefano di Bisanzio (sesto secolo dopo Cristo) e, in seguito, tutto l’argomento viene sistematizzato e lo troviamo descritto nella letteratura astrologica araba.
Dopo un periodo di grande diffusione, successivamente alle predizioni del tutto erronee che gli astrologi, su questa base, fecero in occasione della congiunzione del 1524, tale dottrina verrà rapidamente abbandonata.
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La teoria delle congiunzioni e l’Anno Cosmico
Ponendo un raffronto tra la teoria delle congiunzioni e l’Anno Cosmico mazdaico si può meglio comprendere perché Giove e Saturno hanno costituito lo strumento fondamentale per la previsione degli eventi futuri. Lo schema delle congiunzioni Giove/Saturno prevede che una grande congiunzione chiude il ciclo delle quattro triplicità; all’interno delle singole triplicità le congiunzioni dei due pianeti si distribuiscono nei tre segni zodiacali della triplicità stessa.
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Nell’Anno Cosmico della religione mazdaica si riteneva che per la sconfitta del Male, che ha la sua maggiore espressione nello Spirito malefico di Ahreman, e per la sua espulsione dalla creazione, occorresse il trascorrere di un intervallo di 12.000 anni. Questo intervallo era suddiviso in quattro periodi uguali di 3.000 anni:
il I periodo in cui, pur separati nello spazio, coesistono Ahreman e Ohrmazd;
il II periodo in cui Ohrmazd dispone la creazione distinguendovi un piano spirituale ed un piano materiale;
il III periodo in cui Ahreman attacca la creazione, penetrando nel mondo della sfera celeste e rimanendovi imprigionato;
il IV periodo, costituisce l’ultima fase del duello cosmico e della restaurazione dell’ordine primordiale.
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Ogni periodo è poi suddiviso in millenni, per un totale di 12, corrispondenti ai 12 mesi dell’anno e ai 12 segni dello zodiaco, e ogni millennio è governato da un segno zodiacale. Il susseguirsi regolare dei moti e la successione del loro congiungersi in diversi segni dello zodiaco, spazi qualitativamente determinati, la durata millenaria del ciclo, in questo simile ai millenni zoroastriani, furono gli elementi che ne garantirono la grande affermazione.
La tavola che segue pone in relazione il ciclo mazdaico ed il ciclo dei Persiani.
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Il numero 360 è una parte aliquota di un kalpa di 4 miliardi 320 milioni di anni (1/1.200.000), ma solo 1/1.000 del grande anno dei Persiani, 360.000, che, secondo quanto riferisce al-Biruni, è alla base del sistema di Albumasar [16]. E’ evidente la somiglianza di queste strutture anche riferito ad alcuni intervalli di tempo, infatti un ciclo completo di congiunzioni si basa su un intervallo di 960 anni, molto vicino ai 1.000 anni, unità di tempo fondamentale dell’Anno Cosmico. Inoltre, come nell’Anno Cosmico ogni 3.000 anni inizia un nuovo periodo, così dopo tre cicli completi di congiunzioni dei pianeti superiori il sistema riparte.
In questo senso, la dottrina delle congiunzioni non solo ripropone lo stesso schema di divisione dell’intero ciclo millenario ma, a sua volta, ne diventa l’elemento fondamentale che permette di scandire il trascorrere dei singoli millenni.
Inoltre, Giove e Saturno esprimono un antagonismo che ha una grande importanza in ambito iranico in cui Giove è la rappresentazione della vita mentre Saturno quella della morte.
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Considerazioni
All’interno di questa antica concezione la “teoria delle grandi congiunzioni” aveva lo scopo di indicare una successione ordinata di cicli storici. Se si esaminano i moti medi indicati in 960 anni (quale multiplo di 60) in questa successione si prevedeva che tali congiunzioni avvenissero nella stessa Triplicità, a seconda dei casi, 12 o 13 volte, proprio tenuto conto che il ciclo potesse avere il suo inizio con una congiunzione che avveniva all’inizio del Segno o verso la fine del Segno. Dove, in quest’ultimo caso, per i moti medi, si trasferiva la congiunzione in questione al Segno successivo. In questo alternarsi, abbastanza regolare del numero delle congiunzioni: ora 12, ora 13, alla fine di questo grande periodo, si sommava una congiunzione per giungere al numero di 980 anni, che, sempre considerando i “moti medi”, è il periodo di tempo vicino al millennio, unità di tempo fondamentale dell’Anno Cosmico.
Dobbiamo anche tener presente che, per un astronomo dell’epoca, osservare il momento preciso di una congiunzione Giove/Saturno, risultava piuttosto difficile, diremmo “inafferrabile” ed è cosa ben diversa dall’osservare una sizigia, la congiunzione del Sole e della Luna. Per questo motivo, assumeva una grande importanza l’osservazione della sizigia che precede la prima unione che si realizza tra Giove e Saturno. A questa metodica, in sostanza utilizzata per tutti i giudizi, possiamo riferire le comuni espressioni del tipo “…l’ascendente della congiunzione Giove/Saturno…” per intendere, in realtà, l’ascendente della sizigia precedente la congiunzione Giove/Saturno, sempre per il medesimo principio che “la causa di tutto sono sempre le sizigie dei luminari: novilunio e plenilunio”.
Sulla questione del cogliere il momento della congiunzione Giove/Saturno noi vediamo che per moto diretto e retrogrado si possono formare 3 congiunzioni. Quale di queste consideriamo? Osserviamo la sizigia che precede la prima congiunzione che si è verificata.
E’ possibile definire la congiunzione tripla (intendendovi tre successive congiunzioni) quando due pianeti o un pianeta e una stella, in un intervallo di tempo di un anno al massimo, assumono la stessa ascensione retta (coordinate equatoriali) o la stessa longitudine eclittica (coordinate eclittiche). Questo fenomeno celeste è dovuto al verificarsi della congiunzione di Giove e di Saturno mentre la terra sorpassa i pianeti precedenti nella loro orbita [17].
Sempre si giudica in virtù dei moti e in virtù dei moti prendiamo dei momenti che sono indicativi, però i moti non si fermano, ma vanno avanti. In questa dinamica, le due successive congiunzioni svolgono, nella pratica interpretativa, la funzione di mettere in opera quello che è stato già annunciato nella prima unione e ne precisano il decorso.
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Delle virtù attive dei pianeti
Pedro Ciruelo [18], nel suo trattato di “astrologia cristiana” che rappresenta uno degli ultimi testi in cui si parla compiutamente della dottrina delle congiunzioni dei pianeti superiori, critica Albumasar per l’aver proposto un ciclo regolare fondato sui moti medi e per l’inesattezza delle sue tavole astronomiche, al tempo stesso, accettando la dottrina nei suoi tratti fondamentali, dà una chiara esposizione del procedimento.
Nel capitolo secondo del suo trattato, Ciruelo, riporta le opinioni di Albumasar che, tra le altre cose:
“… all’inizio del suo libro de “magnis coniunctionibus” distingue la natura dei pianeti secondo il moto semplice e triplice dei corpi principali dell’universo: quello circolare, quello in linea retta a partire dal medio e quello in linea retta verso il medio. Assimila pertanto al moto circolare e sempiterno i tre pianeti superiori (Saturno, Giove e Marte), al moto retto verso l’alto il Sole e al moto retto verso il basso i tre pianeti inferiori (Venere, Mercurio e Luna) che sono sotto il Sole. Dopo questa asserzione, prosegue e dice che nei pianeti superiori è stato impresso il significato sopra tutti gli eventi il cui tempo è molto esteso, quali le mutazioni dei regni, le religioni e le leggi dei popoli, e ciò a causa dell’affinità di questi pianeti con il primo moto, che è ampio e perpetuo e causa una serie perpetua di eventi naturali, come anche Aristotele insegna nel secondo libro del “de generazione”. Il luminare del giorno, il Sole, è riferito quanto alla sua virtù operativa, al secondo moto, quello retto a partire dal medio, per la seguente somiglianza: come il Sole è medio fra i corpi celesti dei pianeti, così il moto retto verso l’alto è medio fra gli altri due moti semplici. Pertanto fu stabilito nel Sole il significato sui re e i principi delle genti, le cui vicende non sono durature come quelle degli imperi e delle religioni. Infine, i pianeti inferiori furono riferiti al terzo moto, che degli altri è il più basso ed è quello retto verso il medio del mondo, e questo a causa della loro vicinanza al mondo medesimo e della loro bassezza sia nell’ordine dei pianeti, sia nella gerarchia dei moti semplici. Pertanto fu riconosciuto in questi pianeti il significato sulle cose più brevi, a causa della velocità dei loro moti.
In seguito, suddivide le singole divisioni predette e dice che i pianeti superiori, che significano ciò che è duraturo e che si estende per lungo tempo si dividono in tre maniere, giacché siffatte cose hanno un loro inizio quasi sordo e lento, quindi un incremento ed un loro completamento, infine, essendo corruttibili, hanno una diminuzione ed un totale annientamento. Ora, il primo di questi significati è riferito a Saturno, che è primo e supremo fra i pianeti; si dice infatti che significa le grandi vicissitudini e i mutamenti radicali delle leggi e delle religioni e, in generale, ogni cosa che avviene in lungo tempo, quale ad esempio ogni dottrina e religione che abbraccia molte generazioni e molti anni. A Giove, secondo pianeta nell’ordine, è riferito il significato dell’incremento e del completamento di tali cose. Infatti, dopo l’inizio di una qualche religione, appaiono le leggi, le prescrizioni, le pubbliche disposizioni per la condotta del popolo in conformità a quella religione e con questi decreti la religione novella si consolida. A Marte, poi, terzo pianeta, è riferito il significato pertinente alla diminuzione, esito e fine di tali cose. Invero, comunemente, la cessazione e la fine di una data religione proviene da guerre e da discordie fra i cittadini di tutto il regno o della provincia ove quella religione viene dispersa. Marte ha d’altro canto un significato sulle guerre e le vittorie dei principi che cagionano la dissoluzione dello stato precedente e la distruzione di ciò che garantisce l’ordine, unitamente all’introduzione di qualcosa di nuovo, una nuova religione o altro, etc. Ora, una qualsiasi dottrina o religione, quando è compiuta ed è nel suo incremento, si dà dei re, dei principi, dei capi del popolo, quali difensori e promulgatori delle proprie leggi e della propria forma di governo, Dice pertanto che questo significato è attribuito al Sole, in quanto medio fra i pianeti.
I pianeti inferiori al Sole sono divisi in tre fasce secondo il criterio medesimo esposto riguardo ai pianeti superiori e secondo simili significati. Infatti, tra le cose di minor momento e di più breve durata, la prima è il connubio e il legame, con il quale prende l’avvio una comunità e una cittadinanza. Questo significato è attribuito a Venere, che è il primo dei pianeti inferiori e corrisponde al significato di Saturno, che è primo fra i superiori e a cui è attribuito l’inizio dei grandi eventi. Il consolidamento del legame e delle altre condizioni e il loro compimento avviene mediante scrittura e mediante il numero ed altri simili strumenti che sono attribuiti a Mercurio, secondo tra i pianeti inferiori. E Mercurio corrisponde a Giove, che è secondo fra i superiori e che significa il compimento medio dei grandi eventi. Il venir meno, la diminuzione e la fine di ogni questione umana avviene per mutamento dei luoghi, per allontanamento e per altre simili variazioni, cose tutte il cui significato conviene alla Luna, che è il più basso fra i pianeti e corrisponde a Marte, terzo fra i superiori e che suscita il decrescere e l’esito dei grandi eventi …” (Arcana Mundi, p. 599-630 – G. Bezza)
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La sovreminenza
In un raffinamento della dottrina delle congiunzioni Giove/Saturno, presente nella concezione araba, si fa riferimento ad un termine tecnico “mammareth” (questo termine ha una corrispondenza con il termine usato dai latini “mamarìt”), la sovreminenza. Sempre, nella congiunzione Giove/Saturno, si osservava chi, tra Giove e Saturno, era sovreminente. La sovreminenza viene osservata nell’eccentrico e nell’epiciclo ed è intesa nel significato di “passaggio” più elevato o meno elevato, tra il rapporto degli eccentrici [19] e degli epicicli [20] dei pianeti, quindi, è intesa come sovreminenza di un pianeta rispetto all’altro [21].
Un procedimento analogo lo si utilizza in tutti i giudizi. Ad esempio, nella valutazione della statura del corpo poiché l’astro che è all’apogeo dell’eccentrico tende ad alzare la statura, mentre quello che è al perigeo tende ad abbassarla, l’astrologo, con una croce, divideva in settori i quadranti dell’eccentrico. Fatto questo, se l’astro era nei quadranti superiori indicava: più alto che basso; se era nei quadranti inferiori indicava: più basso che alto; se era nella parte più alta dei quadranti superiori indicava: alto; se era nella parte più bassa dei quadranti inferiori indicava: basso e così via. In definitiva, nella congiunzione Giove/Saturno, si osservava sempre chi di loro era più alto rispetto ai loro circoli, perché l’altezza, alla fin fine, esprime una condizione qualitativa che, in questa concezione, è riferibile alla luce e, quindi, sempre vi era la misurazione della maggiore o minore luminosità dell’astro. Inoltre, il pianeta che è più alto tende a mancare di luce ma, nel contempo, ha un moto veloce. Il pianeta che è più in basso, tende ad avere più luce ma, nel contempo, ha un moto lento. Per questo motivo, anche in questo caso, la posizione che noi osserviamo conferisce due diverse condizioni che devono essere verificate tra di loro.
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Moti medi e cicli storici
Tutta la teoria delle grandi congiunzioni fa riferimento a degli schemi, e il più importante è quello delle congiunzioni Giove/Saturno, che si basano sui “moti medi” al principale scopo di rispondere alle originarie esigenze astronomiche di poter fondare e verificare le tabelle e le effemeridi. Poi, nel concreto, di volta in volta, le risultanze dei periodi e dei momenti di questo impianto teorico venivano confortate e messe in accordo con le osservazioni dirette dei fenomeni.
Solo entro un grandissimo periodo di tempo si potevano verificare i dati forniti dal calcolo dei “moti medi”. In realtà, confrontando i “moti veri” con i “moti medi” vi è uno scostamento di questi momenti a volte piuttosto sensibile. Ad esempio, la congiunzione Giove/Saturno che nei “moti medi” si verifica ordinatamente ogni 20 anni, nella realtà astronomica, avviene ora un po’ prima (la congiunzione è già passata), ora un po’ dopo i 20 anni (e può mancarci poco o molto) e sovente può esserci una differenza di dieci mesi. Quando gli arabi, Albumasar in particolare, presentano la teoria delle congiunzioni, questa si fonda unicamente sui “moti medi”. Pertanto, quando Albumasar parla della congiunzione Giove/Saturno che significò e precedette il diluvio universale, stabilisce l’epoca dell’avvenimento al 3101 avanti Cristo, tra il Giovedì e il Venerdì del 17-18 febbraio, fondandosi sui cicli regolari definiti dai “moti medi” di Giove e di Saturno. In questo modo ha determinato il momento di questa congiunzione che, come realtà astronomica, non c’è stata.
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Partendo da questa congiunzione sono stati di conseguenza definiti una serie di domini planetari e di congiunzioni Giove/Saturno che ha fatto parte di un’importante letteratura che avrà un impatto sul modo di giudicare, attraverso il ciclo delle congiunzioni Giove/Saturno, che si diffuse ben presto in tutto il medioevo. Tra le conseguenze di questo modo di procedere, citiamo il fatto che alcuni astronomi del quattordicesimo secolo in Europa fondano su questo ciclo il ritorno del Messia, che viene visto nella grande congiunzione realizzatasi nel 1345 con Giove e Saturno in Acquario. Altri, tra cui Bajia, scrivono la storia di Israele fondandosi sulle congiunzioni Giove/Saturno. Anche riferito agli arabi, in buona misura fondano la loro storia sulle congiunzioni Giove/Saturno. In particolare, Albumasar determina anche il tempo di durata della potenza politica dei musulmani fondandosi su questo impianto. Si menziona, inoltre, il caso di astronomi di cultura, come Al Battani, che propongono la nascita del profeta all’interno dei cicli storici generati dalla successione delle congiunzioni Giove/Saturno. Anche filosofi come Al Kindi trattano di questi cicli.
Successivamente, a questo riguardo, si crea una divisione tra gli astrologi. Da una parte ci sono quelli che accettano nella sua totalità la dottrina delle congiunzioni Giove/Saturno fondata sui “moti medi” e, conseguentemente, la successione dei domini delle profezioni e la dottrina dei “grandi cicli”, con la successione dei domini degli astri che cambiano di 360 anni in 360 anni, a partire dalla congiunzione significante il diluvio.
Da una parte ci sono gli astrologi che accettano la dottrina della congiunzione Giove/Saturno in quanto “congiunzioni vere ed effettive” e che si ripetono ciclicamente. Vediamo, ad esempio, che il commentatore a Tolomeo, Ali Ibn Ridwan, è molto critico nei confronti di Albumasar e accetta le congiunzioni Giove/Saturno come “moti veri” e, tra l’altro, cerca di integrare tutta la teoria delle congiunzioni Giove/Saturno con la teoria delle eclissi di Tolomeo. Pertanto, egli dichiara, ad esempio, che se in occasione di un’eclisse c’è una congiunzione Giove/Saturno, questa congiunzione significa che gli eventi indicati dall’eclisse “si produrranno per o dureranno un certo numero di anni quanti corrispondono alla congiunzione” e ne spiega come trovare la misura di questo.
Dalla considerazione dei “moti veri” il ciclo più breve dei 20 anni non vi corrisponde esattamente poiché, nella dinamica astronomica, Giove e Saturno in un dato giorno di un determinato mese si uniscono ad un certo grado, per poi, dopo circa una/due/tre settimane/un mese o più, per la dinamica dei “moti retrogradi”, si ricongiungono in un altro grado. Inoltre, nel medesimo periodo, il grado della congiunzione può essere nei primi gradi di un Segno zodiacale, nella prima unione, mentre nella seconda unione può riguardare gli ultimi gradi del Segno precedente e così via. In realtà, la struttura fondata sui “moti medi” è una struttura che vuole uguagliare questi cicli e, quindi, non ne fa dipendere i significati dai “moti veri”, volendo stabilire una successione ordinata che poteva essere fondata solo sui “moti medi”.
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Considerazioni
In definitiva si comprende bene che la “teoria delle grandi congiunzioni”, che misura i “moti medi” e si fonda sulla successione delle congiunzioni di Giove/Saturno, indica semplicemente una successione ordinata che consente di attribuire dei significati ai “grandi periodi” e giustifica considerazioni come, ad esempio, l’attribuzione di un periodo di mille anni ad ogni Segno che troviamo nei concetti e nella religione zoroastriana, che ritroviamo in diversi astrologi e in Mashallah. Nelle considerazioni originarie di questa teoria, nessuno ha mai considerato il “moto medio” di questi pianeti come “produttore di eventi”, perché per cercare gli eventi si osservavano sempre i “moti veri” e le congiunzioni vere di Giove e di Saturno.
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Note
[1] Il nome della dinastia deriva da Sãsãn, sacerdote del Tempio di Anahita, padre di Papak (o Babak) governatore di una piccola città della Persia rientrante nelle province dell’impero parto. La storia della Persia sasanide inizia con Ardashir I che, dopo aver deposto nel 226 l’ultimo arsacide Artabano IV, prende il nome di Šãhanšãh e si conclude con Yazdgard III nel 651, quando la conquista araba pone fine all’indipendenza persiana.
[2] Una svolta decisiva nella storia della Persia è costituita dall’espansione araba verso la Mesopotamia, la Siria, la Palestina e l’Egitto a partire dal 651 d.C. fino al 934. Nel 750 d.C. termina il dominio della dinastia degli Omayadi e inizia l’era degli Abbassidi, di religione islamica, che sposta la capitale a Baghdad.
[3] Tra gli elementi importanti presenti nell’astronomia e astrologia sasanide è la testa e la coda del dragone celeste. Questi due elementi rappresentanti i punti di intersezione dell’orbita della Luna con il piano dell’eclittica, dove hanno luogo le eclissi, corrispondono ai due pseudo-pianeti dell’astronomia indiana, Rãhu e Ketu, trasmessi dalla tradizione indiana a quella iranica che li utilizzò anche all’interno dell’oroscopo del mondo (thema mundi), che risulta anche essere il tema di nascita di Gayõmard (il prototipo dell’uomo secondo la tradizione zoroastriana), costruito a sua volta secondo i principi dell’astrologia indiana. La loro identificazione con un pianeta è dovuta alla loro caratteristica astronomica di muoversi, a velocità abbastanza costante (il loro tempo di rivoluzione è di circa 18,6 anni), in senso contrario al movimento dei pianeti.
[4] La religione zoroastriana deve il nome a colui che fu ritenuto il suo fondatore, Zarathustra. Lo zoroastrismo è indicato dai suoi fedeli con il termine Mazdayasna daênã, da qui la denominazione corrente di Mazdaismo o Mazdeismo. Nodo centrale di questa religione è la lotta costante tra bene e male. Agli inizi della creazione, il Dio Supremo (“Ahura Mazda” – dal sanscrito “Grande Divinità”) che ha luce infinita, onniscienza e bontà, crea lo spirito benefico (Spenta Mainyu) in contrapposizione ad uno spirito malefico (Angra Mainyu o Ahriman) delle tenebre, della violenza e della morte. Viene, pertanto, stabilita una netta distinzione tra il bene ed il male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra l’ordine ed il disordine. Il bene, il giusto e l’ordine sono stabiliti dall’ordinatore primordiale dell’universo spirituale e fisico, Ahura Mazdã, mentre il male, l’errore ed il disordine sono frutto di un’altra entità primordiale, Angra Mainyu. Il conflitto cosmico che si genera coinvolge anche l’umanità alla quale è richiesto di fare una scelta tra le due vie: del bene e della giustizia, apportatrice di felicità: del male, apportatrice di infelicità, inimicizia e guerra.
Lo zoroastrismo, nel tempo diffusosi soprattutto tra i popoli iranici d’Europa (Sciti e Sarmati, per esempio) e d’Asia, fu la religione favorita dalle due grandi dinastie dell’antica Persia, gli Achemenidi ed i Sasanidi. Quando la dinastia sasanide prese il potere in Iran nel 228, essi promossero l’utilizzo della religione zoroastriana. Nel VII secolo la dinastia sasanide fu abbattuta dagli Arabi musulmani e i conquistatori musulmani considerarono gli insegnamenti di Zoroastro come un culto politeistico. Nell’VIII secolo un gran numero di iranici devoti al culto zoroastriano emigrarono in India dove trovarono rifugio presso un re indù nella provincia di Gujarat. Lo zoroastrismo, che una volta era stata una religione dominante in una regione che andava dall’Anatolia al Golfo Persico e all’Asia centrale, lentamente perse la sua influenza. E’ opinione comune che i tre saggi che vennero dall’Impero persiano per portare doni a Gesù Cristo fossero Magi zoroastriani.
[5] Risulta chiara l’origine babilonese delle triplicità che costituiva il sistema con cui si raggruppavano i mesi dell’anno con uno schema non geometrico per suddividere i mesi e i segni, che ritroviamo in altri testi mesopotamici.
[6] A seconda del sistema astronomico preso a base del calcolo, variano sia gli intervalli tra le due successive congiunzioni, sia l’avanzamento all’interno della triplicità, sia il passaggio da una triplicità all’altra, in quanto, questi cicli sono basati su fattori indipendenti tra loro, che sono il periodo di Giove e di Saturno, la durata dell’anno definita dal percorso del Sole.
[7] Pietro d’Ailly (1352-1420) fu Maestro di teologia all’università di Parigi, fu nominato vescovo e poi cardinale. La sua opera “Imago mundi”, in cui è compreso il testo qui riportato, contiene elementi di geografia, cosmografia, astrologia e cronologia.
[8] Signori della triplicità/trigonocratori: nel giorno nella notte
Triplicità di fuoco Ariete, Leone, Sagittario Sole Giove
Triplicità di terra Toro, Vergine, Capricorno Venere Luna
Triplicità di aria Gemelli, Bilancia, Acquario Saturno Mercurio
Triplicità di acqua Cancro, Scorpione, Pesci Venere Marte
[9] Intendi: nei noviluni o pleniluni.
[10] In tropica signa: tropica = conversiva; intendi: gli equinozi e i solstizi.
[11] Per accessum et recessum orbis.
[12] Triangolo o triplicità: la successione dei Segni del medesimo elemento sono associati a dei domini diurni e notturni di determinati pianeti secondo quanto esposto nella nota 2.
[13] Il testo è stato pubblicato da D. Pingree (Historical Horoscopes, “Journal of American Oriental Society”, 1962, pp. 501-502) che ritiene faccia parte di un trattato di astrologia da attribuire ad Achmete il persiano.
[14] Triangolo o triplicità: la successione dei Segni del medesimo elemento sono associati a dei domini diurni e notturni di determinati pianeti secondo quanto esposto nella nota 2.
[15] La sizigia primaverile dà la connotazione al tempo meteorologico e agli eventi che si produrranno nell’anno. Se in un dato anno si presenta la congiunzione tra i pianeti superiori, da questa figura di inizio di anno, trarremo alcune importanti informazioni su sviluppi ed esiti che riguarderanno l’anno in esame e che continueranno ad avere un’influenza per gli anni a venire, secondo questi cicli: piccoli, medi e grandi.
[16] “Ad Abū Ma’šar si deve il perfezionamento di questa dottrina. Affinché il processo imitativo sia completo, e che fra micro e macrocosmo l’identità sia assoluta, occorre che il mondo sensibile abbia un inizio, a guisa della nascita di un essere umano. Questo fu posto 279 anni prima del presunto diluvio del 3102 a.C. A partire da quell’inizio una serie di cronocratorie planetarie si snoda secondo la tecnica genetliaca che in Vettio Valente è denominata παράδοσις, traditio, consegna e che in arabo prenderà il nome di intihā’, punto di arrivo, nel medioevo latino perfectio, più tardi corrotto in profectio. Il punto di partenza di queste perfectiones fu stabilito nel segno del Cancro, che sorgeva all’atto della nascita del mondo sensibile nella tradizione iranica e a pianeta detenente la signoria fu scelto quello la cui orbita è più esterna nell’ordine geocentrico: Saturno. Ogni 360 anni l’intihā’ muta, per quanto è dei segni secondo la loro successione zodiacale, per quanto è del pianeta cronocratore secondo l’ordine geocentrico dall’alto verso il basso.” (Caratteri propri ed acquisiti dell’astrologia araba, G. Bezza)
[17] La Terra, poiché si muove più velocemente di un pianeta a lei esterno, lo sorpassa rispetto alla rivoluzione attorno al Sole, il pianeta sembra fermarsi nel suo corso celeste verso est e tornare indietro nel suo tragitto per un certo intervallo di tempo per poi riprendere il suo cammino verso occidente. Se questa cosa avviene nel momento dell’anno in cui avviene una congiunzione tra due corpi celesti, si ha una congiunzione tripla. Le triple congiunzioni non hanno una regolarità, per vari motivi astronomici, per cui non è possibile stabilire un intervallo di tempo costante tra loro.
[18] Pedro Ciruelo nasce a Daroca, in Spagna, nel 1470. E’ un matematico che studia teologia a Parigi e pubblica diverse opere tra cui: “l’Aritmetica e geometria speculativa” (1495), la “Sfera del Sacrobosco” (1498) e un trattato di matematica (1526); come teologo scrive “l’Opus de magica superstitione” (1521), la “Reprobaciòn de las supersticiones y hechizerias” (1530) e un trattato di “astrologia cristiana”.
[19] Che non ha il medesimo centro. “L’eccentrico nel sistema geocentrico tolemaico, è un cerchio il cui centro non coincide con il centro del sistema, rappresentato dalla Terra, lungo il quale si muovono il Sole e gli epicicli dei pianeti. Ogni pianeta ha un proprio eccentrico, il cui centro ruota attorno alla Terra, con un periodo diverso per ciascun pianeta. Il movimento dell’eccentrico è molto più lento di quello dell’epiciclo e ancora di più rispetto a quello del pianeta lungo l’epiciclo. É detto anche “deferente” (dal glossario del sito Cielo e Terra)”
[20] Dal greco epi-kylos che sta sopra (epi) il cerchio (kỳklos). Uno dei due circoli immaginari che nel sistema tolemaico rappresentano il moto di ciascun pianeta. “Nel sistema geocentrico tolemaico, è un cerchio lungo il quale si muove il corpo del pianeta, ed il cui centro si muove lungo un eccentrico.Questo modello di orbite circolari combinate spiega la retrogradazione apparente poiché quando l’astro si trova nella parte inferiore, presso il perigeo dell’epiciclo, percorre il cerchio in senso inverso e, osservato dalla Terra, appare muoversi da est ad ovest, ovvero in senso contrario alla sequenza dei segni zodiacali, lungo i quali si muove l’eccentrico (dal glossario del sito Cielo e Terra)”.
[21] A questo scopo occorre osservare le sezioni dell’eccentrico che possiamo determinare tracciando dei quadranti sulla tabella che mostra gli apogei e i perigei dei pianeti.