Astrologia cattolica e gli eventi generali, Eclissi e Teoria delle eclissi, ciclo congiunzioni Giove e Saturno
Hypothesis Ptolemaica
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Il metodo delle predizioni
Tolomeo, nel libro secondo del Quadripartito, dopo l’introduzione preliminare e l’esposizione dei caratteri dei popoli e delle regioni, nel quarto capitolo “Metodo delle singole predizioni” tratta l’argomento delle eclissi e dice:
“Dopo questa introduzione preliminare occorre esporre sommariamente le vie dei pronunciamenti futuri e innanzitutto di quelli relativi alle condizioni generali delle regioni o delle città. Il metodo dell’osservazione è il seguente: la prima e più potente causa di siffatti eventi riposa sulle sizigie eclittiche del Sole e della Luna e dei transiti degli astri in esse.
Una parte del pronunciamento è locale, onde poter prevedere in quali regioni o città hanno significato le singole eclissi, come pure le posizioni occasionali e durevoli delle stelle erranti, intendo quelle di Saturno, di Giove e di Marte allorché stazionano, giacché suscitano allora una significazione.
Un’altra parte è temporale, onde poter preconoscere il tempo dei significati e la quantità della loro durata. Un’altra ancora riguarda il genere, onde poter comprendere in quali generi l’evento sopraggiunge. L’ultima infine concerne la specie, onde possiamo giudicare la qualità di ciò che verrà a prodursi.” [1]
Dove parla di “transiti degli astri” intende i “passaggi” come moti dei pianeti nelle eclissi o rispetto alle eclissi.
Un punto che tanto ha fatto discutere in trascrizioni successive, in cui ha subito variazioni, è dove parla di “posizioni occasionali e durevoli delle stelle erranti, Saturno, Giove e Marte, allorché stazionano”. Il testo greco parla di “posizioni secondo il tempo (occasionali)” intendendo non al tempo dell’eclissi ma al tempo del manifestarsi degli eventi indicati dall’eclisse. Il senso che se ne trae è che una cosa sono le eclissi (le posizioni nella figura del momento dell’eclissi), un’altra sono le posizioni che Saturno, Giove e Marte assumono al tempo dell’evento [2].
Tolomeo non parla di Venere e Mercurio e prende in considerazione i pianeti superiori che possono trovarsi in qualunque posizione rispetto all’eclisse: vespertini, mattutini, acronici, stazionari, in trigono, in quadrato e così via.
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Esame delle regioni impressionate
Nel quinto capitolo “Esame delle regioni impressionate” del libro secondo del quadripartito, Tolomeo dice:
“Riguardo alla prima parte. Che concerne il luogo, procederemo nel modo seguente: nelle sizigie eclittiche del Sole e della Luna, segnatamente in quelle più sensibili alla vista, osserveremo il luogo zodiacale del deliquio e le regioni che hanno familiarità con esso in forza del suo triangolo. Allo stesso modo osserveremo quelle città che hanno affinità con il dodecatemorio dell’eclissi, sia in virtù <della posizione> dell’oroscopo e dei luminari all’atto della loro fondazione, sia in virtù del luogo culminante di chi le governa in quel tempo. In generale, si deve supporre che un dato evento ha da prodursi in tutte quelle città o regioni in cui ritroviamo siffatte familiarità; ma in particolare in quelle che intrattengono una relazione con il dodecatemorio dell’eclissi e ove l’eclissi appare, essendo sopra l’orizzonte.”
Con il termine deliquio intende l’eclisse nel significato di “venir meno”, di svenimento, di mancamento. Gli effetti dell’eclisse e gli eventi indicati riguarderanno le regioni che sono associate al segno zodiacale e alla triplicità in cui si realizza l’eclisse. Per le città associate al segno dell’eclisse, l’esame concerne la posizione dei luminari e dell’ascendente della figura redatta per il momento della fondazione delle città. Insieme a questo elemento o in mancanza di una conoscenza del momento della fondazione, si osserva il Mediocielo della figura di nascita del sovrano di quel tempo.
Tolomeo prosegue, poi, specificando che vi è la possibilità di conoscere quando si esprimono gli effetti , il tempo della durata di questi effetti, di quale genere di evento sopraggiunge e di giudicare la qualità, il danno o il beneficio, l’abbondanza o la penuria e così via, di ciò che verrà a prodursi (la specie).
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Del tempo degli eventi
Nel sesto capitolo “Del tempo degli eventi”, del libro secondo del quadripartito, Tolomeo dice:
“La seconda parte della trattazione, che ha per oggetto il tempo, in virtù della quale si giunge a distinguere i tempi degli eventi significati e la quantità del loro perdurare, noi lo considereremo nel modo seguente. Invero, le eclissi che si verificano nel medesimo tempo non giungono a compimento nelle medesime ore temporali in ogni località, né le medesime eclissi solari presentano ovunque la medesima grandezza dell’oscuramento, né un uguale tempo di durata. Pertanto, determineremo, in ciascuna località che intrattiene un rapporto con il deliquio, gli angoli come fosse una genitura, secondo l’ora dell’eclisse e l’elevazione del polo; in seguito calcoleremo quante ore equinoziali dura l’oscuramento dell’eclisse in ciascun luogo”.
Quando dice “stabiliremo quante ore equinoziali dura l’oscuramento”, vuol dire, come ore equinoziali, le ore d’orologio (le ore civili o ore uguali), per cui in un annuario astronomico in cui si dice che l’eclisse di Sole dura 2 ore e mezzo, il riferimento è ad ore equinoziali. Continuando la lettura del testo dice:
“Stabiliti questi dati, stimeremo che l’effetto che ha da prodursi perdurerà, per quanto riguarda l’eclisse solare, tanti anni quante sono le ore equinoziali computate, ma per quanto riguarda l’eclisse lunare, altrettanti mesi. E per quanto riguarda sia gli inizi, sia le più veementi intensificazioni dell’evento, noi li dedurremo in forza della disposizione del luogo eclittico rispetto agli angoli”.
Quindi, non è possibile da questo giudizio soltanto, dalla sola elongazione dall’angolo, stabilire la natura, per cui o è l’una cosa o è l’altra. Qui ci si riferisce all’elongazione sempre rispetto all’oriente. Tanto dista dall’oriente tanto sarà il tempo di dilazione. Proseguendo nel testo dice:
“Giacché se il luogo cade presso l’orizzonte orientale, significa che i primi sintomi dell’evento appariranno nel primo quadrimestre a far tempo dall’eclisse e la sua forza compiuta nel primo terzo dell’intero periodo della sua durata; se cade presso la culminazione superiore, nel secondo quadrimestre e nel secondo terzo; se cade presso l’orizzonte occidentale nel terzo quadrimestre e nell’ultimo terzo della sua durata”.
Tolomeo divide tutto l’arco diurno, dall’oriente all’occidente, in tre terzi.
Lo schema esposto da Tolomeo farebbe pensare che sia una cosa o sia l’altra, più o meno come nel capitolo del matrimonio in cui dice che per vedere quando si sposa l’uomo, allora osserviamo la Luna, ma della Luna noi osserviamo sia la sua posizione nella rivoluzione sinodica, sia negli angoli della genitura. Allora, si sposerà presto se è orientale sia nella rivoluzione sinodica che negli angoli della genitura.
Qui troviamo la stessa cosa, l’evento avverrà nell’ultimo quadrimestre e gli effetti nell’ultimo terzo della sua durata. Gli elementi che considera sono sempre 2, come nel matrimonio, cioè, l’elongazione dell’eclisse dall’oriente e la durata dell’eclisse. Allora, per esempio, se l’eclisse è di Sole e dura 2 ore, il tempo indicato sono 2 anni. Se questa eclisse avviene all’occidente, avviene nell’ultimo quadrimestre e, dice Tolomeo, “nell’ultimo terzo dei 2 anni della sua durata”. Quindi, sono tutte queste le distinzioni (e/o).
Poi, la cura dell’astrologo è quella, come dice Tolomeo nel paragrafo che segue, di osservare tutte le sizigie che seguono. Perché le osservazioni sulle sizigie che seguono consentono di capire quando arriva il fenomeno.
Ad esempio, noi abbiamo visto la possibile sizigia che compete al terribile terremoto di Messina del 1908, costituita dall’eclisse avvenuta in agosto del 1905 – ; nella figura del momento del terremoto la Luna era nel grado di Saturno dell’eclisse, quindi c’è, quando arriva l’evento, una corrispondenza rispetto alla figura prima. Ed è questo che poi Tolomeo dice: “… bisogna osservare tutte le sizigie per vedere quale manifesta il rapporto con la causa prima”. Continuando il testo dice:
“Quanto alle particolari remissioni e intensificazioni degli eventi, noi le trarremo dalle sizigie intermedie, allorché esse incidono nei luoghi che suscitano la causa o in altri ad essi configurati. Ed altresì dai diversi transiti degli astri, allorché i pianeti che cagionano l’evento compiono fasi di emersione o di occultazione o sono acronici, essendo configurati ai dodecatemori ove risiede la causa. Giacché, se emergono o stazionano producono l’intensificarsi degli eventi. Ma se tramontano o sono nei raggi del Sole o compiono retrogradazioni acroniche producono una remissione degli effetti”.
Questo riguarda in particolare le posizioni degli astri non nell’eclisse in sé ma nelle sizigie che seguono. Perché, nell’eclisse in sé l’astro che è occidentale non mostra una forza minore dell’astro che è orientale, per questo semplice fatto. Ma la sua forza sta nel dominio, nella concezione generale del dominio.
Rimane poi come principio assoluto e criterio generale, che quando mostrano l’intensità, nei periodi successivi, nell’eclisse di Sole soprattutto quando sono mattutini, nell’eclisse di Luna soprattutto quando sono vespertini.
Poi, nel capitolo seguente, quando parla del dominatore, passa ad un luogo che è squisitamente astronomico: “l’angolo che è prima dell’eclissi”.
Del genere di ciò che è impressionato
Nel primo paragrafo del settimo capitolo “Del genere di ciò che è impressionato”, Tolomeo dice:
“La terza parte ha per oggetto il genere, onde si deve determinare il genere dell’evento che accade. E ciò si trae dalla qualità particolare e dalla forma propria dei segni in cui vengono a trovarsi i luoghi delle eclissi e gli astri che ne assumono il dominio, ed inoltre sia dagli astri erranti, sia dagli inerranti, dal dodecatemorio dell’eclissi e dall’angolo che è prima dell’eclissi.”
Secondo Tolomeo per la ricerca del dominatore dell’eclissi occorre considerare il luogo dell’eclissi e il cardine che precede l’eclissi. Deve perciò intendersi il cardine che precede il luogo dell’eclissi nel moto diurno, quello che è sorto prima del luogo dell’eclissi.
“Il cardine precedente è quello che prima si è elevato e lascia una scia che ha impressionato”.
Altri autori che riportano il testo di Tolomeo possono essere divisi in due famiglie di lezioni. In manoscritti e nelle parafrasi di Efestione e Proclo a Tolomeo si parla del “cardine precedente”. Vi è, poi, una tradizione rinascimentale che propende per il “cardine seguente”, che segue il testo del Camerario, contenuto nella sua edizione principe del quadripartito, che si fondava su un unico manoscritto di Norimberga in cui si menziona il cardine seguente.
Tolomeo dichiara che, per il dominio, bisogna considerare il luogo dell’eclissi e l’angolo che precede, e poi parla anche dell’angolo che segue, e racchiude entrambi gli angoli, e su questo angolo, e quale esso è, è nata una forte confusione. In effetti intende dire che l’angolo che ha più efficacia è l’angolo che precede ma si considera anche l’angolo che segue se quest’ultimo è più vicino all’eclisse.
Poiché Tolomeo, ad un certo punto, considera anche l’altro angolo, il senso di tutto quello che dice è questo: ha più efficacia l’angolo che precede l’eclissi nel senso del moto diurno (se, per esempio, l’eclissi è in nona Casa consideriamo l’angolo d’occidente), però si deve considerare anche l’angolo che segue perché, presumibilmente, se l’eclisse avviene in nona Casa, l’angolo che precede è il tramonto, ma l’angolo che segue, il decimo, è più prossimo all’eclisse, allora ha più efficacia l’angolo che è più vicino all’eclisse. Ma se l’eclisse fosse mediana rispetto ai due angoli, l’angolo che precede è il più forte. Questo sembrerebbe il senso delle parole di Tolomeo. Quando un’eclisse avviene in un luogo angolare non vi è alcun dubbio, uno solo è da considerarsi, cioè l’angolo più prossimo al grado dell’eclissi.
Nel caso dell’eclissi solare totale ipogea di Reggio Calabria del 24/11/1658, essa avviene nel quarto luogo. Se la medesima eclisse fosse avvenuta un poco più lontana dal quarto luogo, ad esempio nel terzo luogo, noi avremmo comunque considerato sempre il quarto luogo, come angolo più prossimo.
Tolomeo, dopo aver stabilito i 2 luoghi, dà una grandissima importanza a chi si configura, e queste configurazioni, utilizzando un termine mai usato, le chiama “configurazioni apparenti”.
E qui il commentatore arabo chiarisce che cosa intende Tolomeo per apparente, e dice:
“… o che hanno la medesima equidistanza, o che hanno la medesima altezza …”
In fondo, introduce tutto quello che fa parte di un’astronomia osservativa, quindi, non solo ciò che noi conosciamo come applicazioni, di per sé, ma l’equidistare da un angolo, l’avere la medesima altezza rispetto all’orizzonte. Quindi, è sempre un concetto di distanza anche se il concetto di distanza non è il concetto primario che esiste nei rapporti. L’astrologia non si fonda primariamente sui concetti di distanza, ma sui concetti di tempo, e quindi, piuttosto di equidistanza temporale che non l’altezza per sé. Ovvero, di posizioni altazimutali piuttosto che di altezza, espressa sempre in ore temporali. Quindi, ci sono 2 equidistanze date dalle culminazioni, inferiore o superiore, e le altezze rispetto agli orizzonti. Tali equidistanze sono quelle che si verificano nel moto diurno e che si considerano come Tolomeo ha dichiarato nel capitolo sulla durata della vita, dei 5 gradi che sorgono prima, e su come intende il termine della deflussione.
Questa è la condizione primaria che Tolomeo dichiara come familiarità, poi, considera 2 luoghi perché questi sono i luoghi principali, il cardine precedente e il luogo dell’eclissi, ma fra i 2 ha una maggiore importanza il luogo dell’eclissi. Ma, avendo 2 luoghi è anche più facile determinare chi primeggia, perché se fossero 2 quelli che hanno diritto sul luogo dell’eclissi (2 o comunque più di uno), considerando anche il cardine precedente si può meglio divenire a una somma di diritti.
Secondo il metodo tolemaico, che riguarda in generale le sizigie, il dominatore deve essere un astro che certamente ha un dominio (e familiarità) sul luogo dove la sizigia è avvenuta, e che deve manifestare una forza e una potenza nella figura, più di quella di altri, però deve avere innanzitutto un dominio (non sceglieremo un pianeta che è angolare ma che non ha nessun dominio). Poi, tra quelli che dominano si deve prendere il migliore, quello meglio posto, che rispetta di più o che mostra maggior potenza (come se ci fosse la volontà da parte degli attori di agire nel modo migliore).
In questo paragrafo Tolomeo considera nel giudizio sia i pianeti che le stelle fisse e dice:
“Ora il dominio di questi luoghi si determina, nel caso degli astri erranti, nel modo seguente: l’astro che ha maggiori diritti verso entrambi i luoghi dichiarati, quello dell’eclissi e dell’angolo ad essa seguente, sia in virtù delle più prossime e visibili applicazioni e deflussioni, sia in virtù dei diritti di configurazione che intrattiene, sia infine in virtù della signoria dei domicilii e dei trigoni e delle esaltazioni o anche dei confini, quell’astro soltanto assumerà il dominio. Ma se non si riscontrasse un solo e medesimo pianeta signore dell’eclissi e dell’angolo, dovranno essere assunti unitamente i due astri che, rispetto a ciascun luogo, hanno maggiori familiarità tra quelle che già abbiamo dichiarato, dando nondimeno la preferenza al signore dell’eclissi. Se poi trovassimo più astri che rivendicano il dominio su ciascun luogo, preporremo l’astro più angolare o il più effettivo o quello che maggiormente conviene alla propria fazione.”
Quindi, parla dell’eclissi, dell’angolo che precede, delle applicazioni, delle deflussioni e così via, e dice:
“Inoltre, delle stelle inerranti verrà assunta quella, tra le stelle luminose, che per prima avrà assunto una figura operativa rispetto al luogo dell’eclissi in virtù di una posizione angolare già trascorsa secondo i nove modi delle configurazioni apparenti che abbiamo definito nella nostra prima compilazione ed inoltre quella che ha condizione di apparenza al tempo dell’eclissi, sia che essa sorga o culmini unitamente all’angolo che si trova della sequenza dei segni successiva al luogo dell’eclissi.”
La prima compilazione di cui parla è l’Almagesto, che contiene nell’ottavo libro, nel capitolo quarto “tutte le nove configurazioni del Sole”, che sono figure rispettive della stella con il Sole. E tra queste c’è il sorgere eliaco, il tramonto eliaco, il passaggio, il culminare di una stella quando il Sole sorge o quando il Sole culmina, il culminare della stella quando il Sole passa il meridiano inferiore. Sono tutti i luoghi di “transito” nel significato primo della parola. Transito come passaggio ad un angolo: il sorgere, il culminare, il tramontare; quindi, il transito per “moto diurno” [3].
Ora, riportiamo l’elenco di Tolomeo, contenuto nel settimo capitolo, delle immagini dei segni (immagini stellate o costellazioni) che indicano una determinata qualità:
“Dopo avere in tal modo giudicato gli astri assunti quale causa dell’evento, considereremo altresì le immagini dei segni ove si trovano le eclissi e gli astri che ne assumono la signoria, poiché di norma la natura del genere impressionato è determinata dalla loro propria qualità. Invero le costellazioni che hanno forma umana, siano esse poste nel circolo dei segni o tra le rimanenti stelle inerranti, causano un effetto che si produce nel genere umano.”
Qui si riferisce alle costellazioni a forma umana. Quando comincia a dire “forma”, sono le immagini delle stelle fisse. Quindi, le stelle dei Gemelli formano un’immagine umana, così come quelle della Vergine, dell’Acquario, della prima parte del Sagittario e così via.
In linea generale, guardando un atlante possiamo osservare di quanto oramai le stelle fisse si siano spostate rispetto alla loro sede originaria che corrispondeva nell’antichità ai segni dello zodiaco attuali.
Le costellazioni, sono figure di varia forma costituite da raggruppamenti di stelle che hanno ognuna delle caratteristiche e indicano una qualità, desunte dal loro colore, dalla loro facilità o difficoltà di visione ad occhio nudo (o comunque con strumenti rudimentali rispetto a quelli odierni), e così via. Le dodici costellazioni nella cintura zodiacale, poste in vicinanza dell’eclittica, – lo zodiaco stellato o siderale – abbiamo visto che sono simili in numero e in nome alle dodici sezioni di 30 gradi dello zodiaco matematico o tropico. L’originaria coincidenza della costellazione, quindi delle stelle dell’immagine dell’Ariete, in prossimità dell’equinozio di primavera, con i 30° della prima delle dodici porzioni dello zodiaco matematico o tropico (che altro non è che la suddivisione dei dodici mesi dell’anno solare) non è più presente. Pertanto, si osserva l’azione e la qualità di quelle medesime stelle a seconda della loro posizione attuale, che, per lo slittamento generato dal fenomeno della precessione degli equinozi, risulta spostata di quasi un segno. Questo significa che per buona parte del segno zodiacale (dodecatemorio) dell’Ariete, in questa porzione della cintura zodiacale, vi sono attualmente le stelle della costellazione dei Pesci, analogamente il segno zodiacale del Toro contiene buona parte delle stelle della costellazione dell’Ariete e così via per tutti gli altri segni zodiacali.
In questa indagine, noi guardiamo le “forme” , le costellazioni che sono nel luogo dell’eclisse e nel luogo della stella che domina (il pianeta che domina). Quindi, osserviamo questi due luoghi, il luogo dell’eclisse e il luogo del dominatore [4].
Per quanto concerne la “forma” del corpo sappiamo che l’osservazione del temperamento, di quali umori circolano nel corpo, viene tratto dal dominio e dalla qualità dei pianeti. Il dominio si trae dai Segni zodiacali in cui sono definiti i diritti: i domicili, i triangoli, i confini, le esaltazioni. Ma le “forme” si traggono dalle Costellazioni. Per il corpo fisico, dalla costellazione che sorge all’oroscopo, perché il Capricorno rimpicciolisce, l’Ariete anche, le parti finali dell’Ariete fanno il corpo più minuto, le parti iniziali del Leone danno spessore e forza, la Vergine allunga il corpo e così via. In generale, dove ci sono tante stelle – nelle costellazioni con molte stelle – c’è robustezza, dove la luminosità è scarsa, allora c’è poca robustezza e così via [5] .
Nell’esame dell’immagine stellata leggiamo la forma e nella forma c’è la qualità del modo d’essere e questo riguarda le costellazioni nella loro universalità. E così, nel giudizio delle eclissi, se la forma è umana l’evento riguarderà in particolare gli uomini.
Riguardo le eclissi Tolomeo dice:
“.. due sono i luoghi, noi prenderemo il luogo in cui avviene l’eclissi e il luogo del pianeta che domina”.
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Continuando il testo di Tolomeo, dice:
“Delle altre costellazioni terrestri, quelle quadrupedi indicano un evento che si produce negli animali corrispondenti”.
Per costellazioni terrestri Tolemeo non si riferisce ai segni zodiacali di terra, i “beodes”, ma agli “ifersaia”, coloro che si muovono sulla terra. Più in generale, le costellazioni sono rappresentazioni degli “umani”, che si muovono sulla terra oppure no, degli “alati”, che sulla terra non si muovono, degli “acquatici” (i pesci). Dei terrestri, parte sono umani e parte no. Tutti quelli che si muovono sulla terra, che non sono umani, sono il Leone, l’Ariete, il Capricorno, lo Scorpione. Per il Sagittario la prima parte è umana e significa qualcosa che avviene agli uomini, la seconda, la parte delle stelle che descrivono la bestia, il centauro, è terrestre e significa qualcosa che avviene agli animali. I Pesci sono acquatici, l’Acquario è umano, la Bilancia corrisponde alle sue origini alle stelle che costituivano le chele dello Scorpione.
Quando parliamo di “immagini terrestri” più comunemente intendiamo le costellazioni terrestri ad esclusione degli umani. Le immagini terrestri quadrupedi, Leone, Ariete, Toro, indicano qualcosa che si verifica negli animali corrispondenti: bovini, ovini, suini e così via.
Poi, Tolomeo indica tra le terrestri:
“Le costellazioni a forma di animali striscianti, serpenti e simili; inoltre, le costellazioni ferine negli animali selvaggi nocivi al genere umano (ad esempio, il Leone ed il Lupo); le costellazioni di animali domestici in quelli utili e mansueti che giovano alla fertilità della terra, secondo le forme di ciascuna, quali cavalli o buoi o pecore e simili. Ancora, delle costellazioni terrestri, quelle settentrionali significano soprattutto i terremoti repentini, le meridionali gli scrosci di acqua inopinati.”
Continuando il testo Tolomeo dice:
“D’altro canto, se i luoghi principali (luogo dell’eclisse e luogo del dominatore) sono nelle costellazioni alate, quali la Vergine, il Sagittario, il Cigno, l’Aquila, e simili, …”
Tra le costellazioni alate, abbiamo la Vergine, in quanto figura umana fornita di ali, il Cigno, l’Aquila, il Sagittario, che sovente viene descritto con il manto che svolazza e che nell’iconografia babilonese viene rappresentato con le ali, e simili.
“… si produce un evento che concerne gli esseri alati, soprattutto quelli che son cibo per gli uomini, in quelle natanti, tra gli animali acquatici e i pesci. Delle costellazioni che son del mare, quali il Cancro, il Capricorno e il Delfino, …”
Nella rappresentazione indiana il Capricorno è un coccodrillo che esce dal mare e che ha le zampe e la coda non da coccodrillo. La raffigurazione tradizionale greca è quella che ha, alla parte finale, una grande coda squamosa di pesce. Tutti questi elementi sono importanti per i giudizi che sonoattinenti. Ad esempio, il Capricorno è definito bicolore proprio perché una parte dell’animale è squamosa ed una parte no, ed in cui la parte squamosa è responsabile delle malattie della pelle (ad esempio della scabbia) o di tutte quelle malattie della pelle che danno “crosta” , cioè, che sono “squamose”.
Vi sono varie analogie riguardo i significati delle costellazioni o asterismi celesti nelle principali culture. Le letture sull’argomento sono interessanti e feconde di rapporti e connessioni [7].
Proseguendo il testo di Tolomeo:
“…tra gli animali del mare ed inoltre riguardo la navigazione; in quelle fluviali, quali l’Acquario e i Pesci, ai fiumi, alle fonti, ma riguardo ad entrambi i generi, nella costellazione di Argo”.
La costellazione dei Pesci è fluviale perché i due pesci sono uniti da un insieme di stelle chiamate “il filo dei pesci”, e questo filo rappresenta un fiume. La costellazione dell’Acquario è fluviale perché tutte le stelle della “cascata dell’Acquario” si rovesciano come acqua e vanno nel fiume.
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Note
[1] Si riporta la traduzione di Giuseppe Bezza del testo di Tolomeo.
[2] Nell’esempio di un’eclisse che si realizza in aprile mentre l’evento si manifesta in giugno, sono significative le posizioni che i pianeti superiori assumono in giugno, al momento dell’evento.
[3] Nell’eclisse del 1907, che ha preceduto il terremoto di Messina, vi è il sorgere della nebulosa dello Scorpione. L’eclisse del 1912, visibile a Parigi, a Berlino e a Mosca ha avuto la linea di centralità che ha attraversato tutta l’Europa. A Parigi, per la centralità dell’eclissi, sono circa le 12h17m di ora locale (tempo universale 12h08m), a Berlino sono le 12h32m di ora locale, a Mosca sono le 12h56m di ora locale. In questa eclisse, che ha preceduto la prima guerra mondiale, nella figura stilata per Parigi sorge Sirio, nella figura stilata per Berlino sorge il Cuore del Leone (Regolo).
[4] Ad esempio, se nel 1912, consideriamo Marte come dominatore a 6° Cancro, apriamo un atlante stellare e vediamo che 6° Cancro stanno nell’immagine dei Gemelli, quindi sono stelle della costellazione dei Gemelli. I segni dello zodiaco – Marte nel segno del Cancro – ci fanno capire in quali dignità si trova Marte e chi ha dignità su Marte e una testimonianza su Marte. Allora, se il Cancro è domicilio della Luna, triangolo di Venere, e confine di Venere, e così via, noi sappiamo che il diritto su Marte è di un certo pianeta, ma la forma è data dalle stelle fisse.
[5] Nella forma del corpo, in genere se la costellazione è umana la forma tende piuttosto alla proporzione. Sostanzialmente, nel circolo dei Segni osserviamo il dominio e la manifestazione di un’energia che non è questione attinente, di per sé, alla forma, ma alla grandezza e alla intensità dell’evento e al modo in cui l’evento avviene e ciò si legge nella distinzione del segno Tropico (cardinale), Solido (fisso) e Bicorporeo (mobile).
[6] Nel caso del terremoto di Messina, ad esempio, l’eclisse avviene a 6° Vergine, nella costellazione del Leone, costellazione terrestre e settentrionale che, quindi, può significare “terremoti repentini”.
[7] Per esempio, accomuna la tradizione araba e quella greca quanto viene detto riguardo al quadrato di Perseo in riferimento al taglio della testa. Inoltre, vi è una descrizione interessante delle costellazioni, da un punto di vista teologico, morale ed astronomico, in un testo del Radini che, ad esempio, quando parla del Cancro si riferisce all’idea della “corazza”. Nella costellazione del Cancro ci sono stelle piccole, di natura Sole/Marte, gli Asini, che racchiudono un ammasso stellare che ha natura Luna/Marte, La Greppia o Praesepe. Per i cinesi, quell’ammasso stellare è l’asterismo che indica i morti, l’accumulo dei cadaveri, ma intesi nel concetto romano dei “mani”, i morti protettori. Da qui l’idea della “pietas”, perché la pietas comincia da noi con il culto dei morti.